sabato, dicembre 30, 2006

Nodi diversi

Pare che stanotte io non sia stato il solo cui, per mere esigenze simboliche a tutela di interessi pragmatici, sia stata imposta la cravatta.

martedì, dicembre 26, 2006

Nataleggiando...

Abbiamo finito con i prosecchi e il panettone? Abbiamo scartato tutte le sciarpe sempre uguali e le borsette sempre orrende? Le trousse di Pupa e i bagnoschiuma agli olii essenziali?
Finito con i bacetti sulle guance a parenti ed estranei ai quali negheremmo perfino una trasfusione di sangue in caso di bisogno?
Abbiamo puntualmente consegnato parte delle tredicesime a questa orgia che prende il nome di natale? E' un caso, tra le altre cose, che questi soldi arrivino verso la metà di dicembre?
"Grazie alle tredicesime è senz'altro più facile per le famiglie espletare il compito di acquisto e di consumo" direbbe, contento, il direttore vendite di un' Ipercoop.
Sono allora finite le maratone di cartoni animati (bambi!) in prima serata? Potremmo tornare, per cortesia, a riempire lo spazio tra uno spot e l'altro con i pacchi e i calciatori e gli stacchetti e le tette e, soprattutto, con le varie fiction italiane che teneramente tentano di sembrare made in u.s.a.?
Si può smettere, insomma, di fare i coglioni e tornare, con tranquillità, ad essere stronzi?

lunedì, dicembre 18, 2006

la provincia si gratta

La recente e quasi tenera apertura di un sexyshop nella piccola città nella quale al momento mi trovo a risiedere mi fa venire alla mente un c'era una volta.
Un tempo lontano mi trovavo in nordeuropa a cogliere pere per conto di una locale coppia di agricoltori. La paga era buona, il lavoro, tuttavia, era piuttosto pesante.
Un weekend, godendo del tempo di riposo dallo stancante lavoro settimanale, presi il primo treno per la vicina metropoli, e mi persi nelle sue strade fumose e nei suoi vizi pacchiani. Visitai infine uno di questi negozietti peculiari che abbondavano da quelle parti ben prima che ne venisse aperto uno perfino a carpi. Ebbene, dentro questo sexyshop trovava posto una cabina circolare con pratici oblò dai quali era possibile, previa inserimento di monetina, dare un’occhiata alla scena che si svolgeva all’interno, per un tempo massimo di circa 5 minuti. Il peep show, in altre parole.
Io inserii ovviamente la mia monetina, sudata a colpi di pere.
Quando si aprì l’oblò, i due mi sembrarono, se pur vagamente annoiati dalla routine degli atti copulatori, molto, molto lontani dalla stanchezza che mi causavano le pere dall’alba al tramonto.
Fu allora che decisi che quella noia sui loro volti doveva essere comunque un male minore, rispetto alla braccianza agricola che mi trovavo contrattualmente a svolgere ogni santo giorno.
Trovai allora il gestore del posto, un corpulento nero dai capelli unti, e gli chiesi se per caso avesse avuto bisogno di un giovane figurante da inserire in cartellone, magari con il sano affiancamento di qualche più esperta protagonista. Ovviamente, mi informai anche sul trattamento economico, sugli obblighi contrattuali, giorno di paga, etc.
Feci poi qualche rapido calcolo.
La triste realtà era che le pere, neanche a dirlo, pagavano molto, molto di più. Anzi: con il peep show c’era di che morire di fame, o, peggio, di che dover tornare immediatamente in patria, dato che le mie riserve si sarebbero assottigliate molto, molto rapidamente.
Mentre pensavo a questa perversa rivincita della morale, la quale sembrava inseguirmi fin sul piano economico, mi congedai dal gentile nero, che, notai tra me e me, era comunque stato molto professionale nel farmi capire che non mi avrebbe dato praticamente un cazzo se io gli avessi venduto quella che, del resto, era una forza-lavoro del cazzo.
Uscii allora nella nebbiolina d’ottobre, e m’incamminai verso la stazione per prendere il treno che mi avrebbe riportato nella campagna.
Non era quello il primo, non sarebbe stato quello l’ultimo di una serie di colloqui di lavoro, ancora, del cazzo.

giovedì, dicembre 14, 2006

in difesa dei cani

L'agire libertino tocca sì, e con il giusto gusto, il problema dei corpi, nel toccare senza ritegno prima di tutto il modo nel quale ci viene detto di toccare il corpo.
Tuttavia, l'agire libertino non si esaurisce affatto in questo. La posta in gioco vuole essere maggiore: perchè questa norma? perchè questa convenzione? va sibilando il libertino nel suo rabbioso vagare, mentre, pur con la bava alla bocca, non si fa mancare un sorriso per il prurito fatto così nascere in chi quella norma e quella convenzione aveva deciso, per il proprio vantaggio, di plasmare o, per la propria vigliaccheria, di seguire senza far questione.
Rapida la lingua del ligio crederà comunque di screditare il libertinaggio, descrivendolo come una monotona esclusiva dedizione alle carnali passioni, che, con sdegno, ricorderà esser propria dell'animale. Il ligio chiamerà allora cane il libertino, e cagna la libertina, non sapendo peraltro di far loro una sottile lode. Forse che il cane infatti non porta il volto vicino ad ogni cosa, per meglio comprenderne la natura? Senz'altro si accosta egli senza indugio a culi di altre cagne, secondo lo svelto protocollo che non prevede nè cinema nè cene. E tuttavia, non si accosta il cane anche ai fiori, così come all'acqua chiara, e pure, un attimo dopo, al fango? Non guarda uggioso la luna, e pure avanza con la testa rivolta alla Terra? A parte quelle che si ostina ad impartirgli l'uomo, conosce forse il cane altre censure, nel breve soffio in cui gli è dato di vivere?
Allora: il corpo è in realtà solo una di quelle sfere che la libertà di coscienza vuole arrivare a toccare. E' forse essa la sfera più imprescindibile? La più immediata? La più piacevole da esplorare?
Non necessariamente, e non sempre.
Ad ogni modo, considerato quanto i costi della libertà di coscienza sappiano essere più onerosi di quelli che s'incontrano lungo la placida strada dell'accettazione del senso comune, la sfera del corpo si staglia senz'altro come un caldo punto di ristoro sul cammino del cane randagio.
Innegabile, porco cane.
Eppure, " la vanità, non la lussuria, resta il mio peccato preferito", direbbe comunque un buon diavolo.

venerdì, dicembre 08, 2006

Perchè non si ripeta più

Molti oggi dormiranno qualche ora in più rispetto alle loro abitudini.
Perchè?
La collezione di ossimori (dio uomo, vergine madre, uno trino, etc...) che prende il nome di cattolicesimo vuole che la giornata di oggi sia dedicata al dogma dell'Immacolata concezione di Maria. Di qui, in uno Stato laico, la festività.
Urge tuttavia una precisazione: l' "Immacolata concezione" si riferisce al concepimento di Maria, e non a quello, comunque altrettanto prodigioso, del Figlio suo.
" La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale".
Così recita infatti il Catechismo ufficiale della Chiesa cattolica.
Ebbene, io, che comunque so di non sapere, fino ad oggi non sapevo. O meglio: avevo probabilmente finito con il rimuovere dalla memoria la verità, a causa, non c'e' altra spiegazione, di carenze didattiche risalenti ai tempi dell'indottrinamento catechistico cui fui, come moltissimi compatrioti, soggetto durante l'infanzia. Non essendo stati i miei catechisti precisi ed efficaci su questo punto, infatti, è potuto accadere che fino ad oggi io abbia creduto, Dio mi perdoni, che l'Immacolata concezione si riferisse invece al concepimento di Jesus, avvenuto, come ci viene detto, senza contatto carnale.
Ogni anno, in questo periodo, mi martellavo allora puntualmente sui conti che non tornavano:
8 dicembre + all'incirca 9 mesi? Ebbene, tale conteggio avrebbe posizionato la nascita del Bambino in un ancora caldo giorno di fine estate. Niente freddo, niente neve. Non poteva essere: tutta l'iconografia pubblicitaria del Natale sarebbe stata da buttare.
Avevo allora elaborato l'opzione 2: l'ipotesi era quella di una gravidanza sprint.
Tuttavia, neanche questa sembrava fornire una spiegazione troppo plausibile: dall'8 dicembre alla mezzanotte del 24 non sarebbero neanche tre settimane. Ci sarebbe sì voluto, in questo caso, un miracolo.
Insomma, ogni anno, di questi tempi, cercavo, senza trovarla, pace intellettuale. Poi ieri ecco l'illuminazione, quasi un'epifania, per la quale devo rendere grazie a wikipedia.
Come però ho avuto modo di vedere, un'erronea credenza derivante da un innocente fraintendimento si può tradurre in dubbi pesantemente feroci, il cui alto prezzo procura non poco patimento all'individuo. Perchè questo non si ripeta più, sono qui a sollecitare una maggiore cura didattica da parte dei docenti del sistema catechistico nazionale: signori! impegnatevi allora tutti, perdio, a fare maggiore presa sulla mente vergine del bambino. Piantate più a fondo l'acciaio della Dottrina nella mollezza del suo cervello incorrotto! Siate più pronti nel trarre vantaggio dall'assenza di resistenze che la sua mente morbida vi offre: fate in modo che, da adulto, non possa egli correre il rischio di scordare o confondere il vostro corretto insegnamento,
signori.

giovedì, dicembre 07, 2006

Può darsi

Può capitare che, vagando notturnamente al volante lungo strade deserte, si scopra che queste strade proprio deserte non siano. Può succedere che si venga fermati da due donne che, dal bordo, si buttano in mezzo alla corsia. Può accadere che, dovendo allora arrestare la marcia, queste due donne, evidentemente sprovviste di macchina, trovino nel frattempo il modo di chiederti un passaggio al loro indirizzo che, assicurano, è vicino. Può trovare conferma, intanto, il dubbio iniziale che loro si trovassero per strada con lo scopo di vendere a tutti la stessa rosa. Può darsi il caso che tu, ancora ebbro dalla serata, possa decidere, pur essendo tarda l'ora, di venire incontro alla richiesta, anche perchè il freddo è pungente e le due donne non sembrano, si suppone per motivi professionali, adeguatamente vestite. Possono allora salire in macchina, e, dopo averti indicato la via da seguire, trovare il tempo di raccontare la loro storia. Possono raccontare, per esempio, che vengono dall'Africa, che hanno abbandonato via mare per approdare in Francia, dalla quale sono poi passate in Italia. Possono poi, alla domanda banale "Vi piace qui?", rispondere "no". Possono aggiungere, sollecitate allora ad andarsene, che è bene che prima saldino un debito di 15 mila euro - a testa - ad un non meglio specificato papi. Possono comunque mostrarsi un po' risentite nel dirti che il buon papi non aveva mica detto loro, quando sono partite, il lavoro che si sarebbero trovate a svolgere. Può verificarsi anche che, alla domanda sempre banale "Ma come avreste fatto a tornare a casa se non avessi accettato?", rispondano con naturalezza che qualcuno che le porta a casa lo trovano sempre, ogni sera. Possono poi, arrivati finalmente al loro indirizzo, augurare una buona notte e sparire in un palazzone molto, molto alto. Possono, per inciso, anche averti detto qualche cazzata, come il fatto che abitassero a cinque minuti, perchè da Modena uno si può ritrovare a Reggio, e non sono cinque minuti. Può anche succedere che nel ritornare da Reggio uno si perda poi nella campagna, grazie a poca perizia, ad un po' di nebbia e ai già citati long island di pO. Può essere ragionevole pensare, peraltro, che la maggiorparte degli altri taxisti improvvisati che ogni notte riportano a casa la via Emilia non si perda, al ritorno.
Può darsi, comunque, che queste che in due facevano si e no cinquant'anni si meritino, per quel che può valere, un posto in questo luogo di non troppa importanza.

Grandi domande reggiane

Sull'onda d'un long island
brindammo al bel superfluo
toccammo il gran legame
tra belle donne e soldo.

Sembra legge universale:
se fuori dal locale
ci son 6 lamborghini,
dentro abbonderanno
modelle in corta mini.

Ma vedere fiori freschi
con maschi un po' passati
molto privi di capelli
un po' bassi, non slanciati
non può che far pensare
al fioraio che è in trasferta:
porca troia, è proprio vero
se c'è soldo, è sempre aperta
l'orchidea di cui parliamo.

E hai un bel da pensare
che tanto nudo sei uguale
a quello che parcheggia
la ferrari lì all'ingresso:
questo è un grasso carnevale
di più conta il bel costume
per sapere quanto vale
l'esemplare di maschione.

Tra i divani stile impero
e il flusso di moet&chandon
mi si pone una questione
(so già che non ci dormirò
ma il fioraio è abituato):

Guarda il nome ben stampato
che, causa effetti di mercato,
portan tutti sotto pancia:
il nome di un signore,
calvino klein, sulla mutanda.

Ora, chissà se, per disgrazia
da bambino in altro modo
fosse stato battezzato:
"pasquale ciarlariello"
(metti il caso, come esempio)
avremmo scritto sul pisello?

sabato, dicembre 02, 2006

blues d'inverno

cos'è

questo spleen che accaviglia l'amorale
regalo forse d'un dio amante del castigo?
figlio dell'agio normale in occidente?
e se fosse d'una donna, il nome che rattrista?
o d'un uomo magari? Mente mente..

Per non parlare della nuda angoscia
che porta la ricerca d'uno scopo:
il frutto è ombroso, amaro il morso.
Stilla goccia goccia, il cuore inchioda
ma cos'è? paura, paranoia, gusto perso?

stolti dubbi dicembrini d'un vivente
come il dubbio che t'assale in quel momento
quando, sudato, ti chiedi se sei niente
quando congedi l'affanno della bestia:
cinque minuti di freddo postorgasmico
sfatto eppure mai, mai fosti così lucido.

un giorno è un anno, un anno un giorno
e vita scorre altezzosa, non si volta
se non per canzonare, la gran troia.
Sicchè il blues d'inverno adesso suona
e col tono d'una vittima col boia
mi chiedo: quale obbligo, che binario
quale argine farà scorrere il mio flusso?

Guardo intorno, guardo il giusto:
un vecchio amico sarà padre, cosa dirgli?
la società prevede una famiglia
oppure un contributo produttivo
meglio ancora se entrambi nel contempo:
ogni tanto sfogherai l'uno nell'altro.

Chiamano povero, maledetto il nomade
senza posa, senza casa, senza niente
ma maggiormente m'intristisce lo stanziale
che non fa altro che morire lentamente.

Il blues d'inverno ha una sola nota triste
si ripete: Che fare con quel bene di valore
(il solo), che fare della vita? c'è potere?
dov'è nascosto cazzo il senso delle cose?

Un'Alta Domanda presenta molto rischio:
sempre alto è il prezzo della Vista,
alta l'altezza da cui cadi se rispondi.
"Comunque, in fonderia cercano sempre"
sintetizzando m'aiuterebbe, forse, un battutista.




domenica, novembre 26, 2006

de coerentia

Alcune anime nobili mi accusano di essere dedito alla provocazione gratuita.
Che fare? Rispondere rabbiosamente che quando si ritiene disturbante gran parte dello status quo si può cadere nella trappola di esprimersi in maniera- ahimè non sempre efficamente - disturbante?
No, non conviene. Non si addice l'ira del permaloso ad un fioraio degno di tal nome. Lo scorrer della lingua, più che il digrignar dei denti, sarà il suo giuoco preferito.
Dunque ho deciso una volta per tutte di smentire, in maniera del tutto razionale ed argomentata, queste immotivate illazioni, cogliendo anche l'occasione per esprimere la più viva irritazione verso chi fa della provocazione gratuita il proprio imperativo.





martedì, novembre 21, 2006

le teste delle donne

sospira l'umanista:

"Se solo le teste delle donne fossero come i loro capelli, che gioiosamente si attorcigliano su questo letto in affitto senza combattere, senza ringhiare. Questo letto, quando vi splende il sole, ospita capelli come fili di vite diverse, vite ambrate, vite scure, vite sperse. Fili di vite che s'inseguono sui suoi cuscini: accostando appena l'orecchio potremmo sentirli raccontarsi gli uni gli altri le loro notti segrete, gli attimi lucenti nei quali l'impeto sacro li strappò alla loro sede.



I capelli delle donne non sono come le morali delle teste cui appartengono: essi, al contrario, sanno bene che di segreto non ci deve esser niente, sanno bene che il sussurro non è il modo migliore d'accostarsi ai bei argomenti. Così il biondo stringe alleanze con il bruno, il riccio con il liscio: tutti in pace giacciono sul bianco, come in posa, come in danza, come mai farebbero le teste delle donne le cui chiome invece s'accoppiano ad oltranza, ma solo, a giorni alterni, sul lenzuolo."

mercoledì, novembre 15, 2006

dizionario del fioraio

Allo scoccare del quarto di secolo, questo vecchio putto decide di prendersi una vacanza dall'imperativo razionale dell'argomentazione, e di produrre un semplice elenco di capricciose definizioni.

amore: biochimicamente parlando, intossicazione di notevole insensità quanto di breve durata.

scientifico:

  • Legge dell'assuefazione e dell'autodifesa: l'essere umano può avvertirlo, nella sua forma più alta, X volte, essendo X un numero compreso tra 0 e 1.

banca: particolare tipo di edificio grigio che diffonde la propria tonalità alle persone.

cinismo: il lavoro usurante di dare alle cose il loro vero nome. Non prevede pensione anticipata.

donna: in taluni casi, strato di grasso che circonda la vagina (*). Può parlare, ma non è particolarmente necessario.
et
Donna: esemplare di scimmia di rarità estrema, preceduto solo, in termini di rarità, dall'Uomo. Può parlare, ed è bellissimo ma fottutamente pericoloso.
Provvista comunque, grazie a dio, di vagina.

epidurale: iniezione che inibisce momentaneamente la propagazione degli effetti del peccato originale.

figlio: risposta naturale all'imprecazione "Ci sarà pure qualcuno al quale potrò far credere che io ho ragione" che coglie l'individuo intorno al trentesimo anno di frustrazioni /di età. Non trovando quel qualcuno, se lo crea.
Alla rottura della dinamica di asservimento, coincidente all'incirca con la maggiore età, il figlio abbandona poi il nucleo familiare.
Tranne che in Italia.

godimento: attività naturale il cui avversamento risulta essere mandato ultimo ed effettivo dei governi, delle chiese, delle autorità di tutto il mondo.

hotel: luogo nel quale sperimentare comportamenti che mai ci si sognerebbe di intraprendere nell'ambiente domestico.
volg. fottitoio.

idiozia: in una discussione, la tesi divergente dalla propria.
militare: causa di un conflitto (lat. casus belli)

laurea: rito di passaggio dall'inconcludenza generale alla rassegnazione specifica.

merda: sineddoche indicante il Pianeta nel 2100 (**).

nazionalità: in un incontro con uno straniero del sesso preferito, parametro che con buona approssimazione indica all'occhio esperto il grado di sperimentazione della copula cui andrà incontro se prosegue nella conoscenza.

scientifico (area europea):


  • "Legge fisica di propagazione della morale": tendenzialmente, più il luogo di provenienza (dunque la nazionalità) del partner sarà lontano da Roma-Città del Vaticano, più potrà essere riposta speranza nella decentezza della copula.
  • Eccezioni: Polonia. Conferme: Paesi scandinavi.


opinione: errore di ragionamento.

pace: l'intervallo tra una guerra e l'altra (***).

qualcuno: statisticamente, un idiota.
et
Qualcuno: statisticamente, un idiota importante per un altro idiota.
n.b. il Qualcuno di qualcuno è sempre il qualcuno di Qualcun altro.

religione: classico caso di scherzo sfuggito di mano agli autori.
in psichiatria: pulsione a dichiarare peccato ciò che sarebbe giusto, e giusto ciò che sarebbe un peccato fare.
militare: ottimo casus belli.

sesso: per le più varie ragioni, causa fondante unica ed integrale del P.I.L. di una Nazione.

troia:
economico: oggetto di contrabbando in tutto il mondo, che un piccolo gruppo di governi illuminati, in apparente deroga al mandato di categoria, hanno posto sotto particolare tutela.
geografico: città sfigata sotto diversi punti di vista.


uomo: universale esempio di inefficienza energetica. Un intero organismo che vegeta in funzione di una sua appendice, il pene.
et
Uomo: a detta di molti, la forma di vita più rara del Pianeta. Provvisto comunque di pene.

vita: processo la cui durata media, in Europa, permette di norma all'individuo di diventare, negli anni, ciò che ha sempre odiato. Di converso, la cintura equatoriale è piena di Paesi nei quali la durata media della vita permette agli abitanti di evitarsi il dispiacere.

zavorra: sinonimo di educazione.
figurato: deterrente con il quale la società si tutela rispetto alla possibile insolvenza del singolo. Ogni società elabora nel tempo le zavorre con le quali opportunamente tenere l'individuo ben saldo in terra, in modo che, una volta adulto, possa coscienziosamente lavorare e consumare, arrivando così a ripagare, secondo interessi altissimi, il piccolo investimento unitario iniziale che la società aveva fatto allevandolo.
n.b. buone zavorre sono fondamentali alla società per contenere la quota fisiologica di devianza sotto la soglia limite della rivoluzione.

Quale nazione ha ideato la scolarizzazione di massa sotto il controllo statale? La Francia post rivoluzionaria.

Avevano preso paura, si attivarono perchè non accadesse mai più.


(*) M. Houellebecq.
(**) qualunque studio ambientale.
(***) qualunque libro di storia.

lunedì, novembre 13, 2006

sul teatro del mondo

Iper-esposizione dei punti di forza, occultamento ad oltranza dei punti di debolezza.
Costante osservazione dell'interlocutore e conseguente aggiustamento tattico.
Ostentazione di una conoscenza specifica riguardo i temi individuati come temi-chiave, a fronte di una effettiva conoscenza degli stessi estremamente superficiale e lacunosa.
Esaltazione di accadimenti pregressi o inventati, il cui resoconto, quando attinente alla realtà, viene smussato e stravolto a totale favore dell'io narrante, il quale ne uscirà sempre vincitore materiale o morale.
Moltiplicazione di qualunque numero, grandezza, valore (se strategici al messaggio) per un numero variabile contestualmente, comunque mai inferiore a 2.
Mistificazione semantica tramite la quale il cinismo viene travestito da ironia, il calcolo estremo si spaccia per spontaneità, l'ostinazione si confonde con la costanza, la finalità si propaganda come curiosità o, peggio, disinteresse.
Queste precise operazioni, la cui esecuzione viene di norma estremamente strutturata ed integrata in routines, guidano il target all'acquisto di un prodotto usato, che altri hanno già utilizzato e lasciato da parte, e che generalmente da anni non viene migliorato o modificato in maniera sostanziale, presentando un effettivo valore d'uso molto, molto più basso dell'apparenza.
La seduzione si configura dunque come lo stato dell'arte della truffa.

venerdì, novembre 10, 2006

lo zoo è qui

quante bestie che si vedono in un albergo a quattro stelle...
la gazzella di giorno è molto seria, va in ufficio
poi dorme una sera col leone, una sera col gorilla...
il panda che gioca a fare il lupo chiede:
scusi, dove è possibile trovare una coperta?
se ne va e ritorna con una bella gatta
forse slava forse croata forse russa
lo scimmione che non riesce a dire un congiuntivo
scende dal porsche e vuole la colazione a letto
due vecchie cagne che s'incontrano per caso in un ambiente
non potranno non ringhiarsi: chi è la più splendente?
anche solo con gli occhi e con i gesti
si diranno, l'una all'altra: vecchia laida, credi ancora
di trovare maschi dominanti?
e porci, e orsi, e fieri guerrieri
piccole farfalle, topi minuti
bestie nostre e bestie straniere.
quante bestie che si vedono in un albergo a quattro stelle
quante storie, quante facce,
e, diosanto, quante balle.
quante balle c'hanno quelli di un albergo a quattro stelle.

malelinguebenedette

canta il gitano:



ho sentito malelingue sulla mia persona
ho sentito malelingue sulla mia testa
ho sentito malelingue sul mio corpo



nessuno parlerà mai bene di un gitano
nessuna città però avrà le sue lacrime
nessuna prassi però avrà la sua noia

ho sentito malelingue sulla mia persona
ho goduto nel vederle scorrere
ho sentito malelingue sulla mia testa
erano calde come lingua sa essere
ho sentito malelingue sul mio corpo
ho potuto giocarci perchè non eseguo

nessuno parlerà mai bene di un gitano
sempre le malelingue gli piombino addosso
nessuna prassi così avrà la sua noia
nessuna commedia si nutrirà della sua gloria

mercoledì, novembre 08, 2006

la saliva

la Ridente, novembre.
una cena. pesce per me. carne per lei.
la saliva. le bocche assaggiano: c'è lussuria nei piatti.
vino. musica jazz: variazioni su django reinhardt. giacche di velluto e mani veloci sulle corde.
un bravo jazzista ha sempre l'aria di uno che non potrebbe permettersi di fequentare il locale dove sta suonando.
parole.
un dolce di cioccolato. ci alziamo.
il flusso del contrabbasso e delle chitarre prosegue.
l'eco ci insegue mentre affrontiamo il costo del lusso. paghiamo. cioè: paga lei.
fuori. freddo. portici deserti.
camminiamo. la supero. le sputo davanti ai piedi, mentre cammina.
mi guarda. indico per terra: la saliva.
la saliva.
guarda tutta la saliva che avevo in bocca: sei tu la causa.
il pensiero di ciò che avrà luogo tra poco: sei tu la causa.
il desiderio chiama in causa le ghiandole della bocca. la saliva: sei tu la causa.

la prendo in braccio e la trasporto alla macchina: ho fretta.
la velocità di un drappello di guerriglia è data dal passo del soldato più lento, non da quello del soldato più veloce. io vado veloce, ma lei meno: non posso attendere un piede femminile costretto dai tacchi. il desiderio è un bambino viziato: non ha pazienza.
andiamo in hotel. entro. saluto. salirei dritto in camera.
ma io non sono un cliente. sono il portiere di notte.
l'altro portiere mi da' il cambio. mi metto la giacca, la cravatta. mi appunto al petto la targhetta argentata.
lei si siede sul divanetto.
arrivano due clienti. check-in. sorrido e metto a letto i bambini.
la hall è vuota.
la prendo per mano.
il bagno della hall è lindo. la governante, di giorno, pulisce bene.
lingue. molte lingue.
mi tolgo la giacca.
si appoggia al lavandino. la luce è accesa, lo specchio specchia.
mi da' le spalle. non mi offendo, anzi. la prendo da dietro. cominciamo un lungo discorso, non verbale.
ognuno ha tre paia di occhi tra cui scegliere. siamo in quattro, grazie allo specchio.
la saliva. peggio di un povero cane del branco di pavlov.
la foga. la frizione. la passione. la sensazione.
l'orecchio teso, la porta aperta.
la cravatta balla impazzita.
poi il discorso si arresta un attimo.
mi siedo sul luccicante water da quattro stelle.
degno d'un vittoriale.
lei si siede su di me, sempre di spalle. sa che non mi offendo.
balla la sua musica. io le offro un unico punto d'appoggio. uno solo, ma buono.
archimede approverebbe. gli aumenterebbe anche la saliva, probabilmente.
lei compone il secondo atto dell'opera.
crome, semicrome, biscrome.
adagio, allegretto, allegro andante, allegro maestoso, nuovamente un poco adagio, poi andante grazioso, con brio, poi maestoso fino ad un attimo prima degli applausi.
ci fermiamo. si alza. si inginocchia.
prende la comunione.
la saliva. incontenibile. cola dalla mia bocca alla sua, lungo la verticale dei nostri volti.
la saliva. vero metro della carne.
sputate su chi state amando, se vi sta amando sorriderà.

lunedì, novembre 06, 2006

collaborazione scoordinata continuativa

Inizia oggi una collaborazione(!) tra mastrofioraio e l'uomotatuato, viveur romanziere nonchè attento gestore di (uso le sue parole) un'osteria, nella quale mi sono più d'una volta trovato a bere buon vino e a mangiare con godimento, nel reiterato tentativo di vivere al di sopra delle mie possibilità.
L'uomotatuato distribuisce online il GazzettinO Dell'Oste (acronimo: G.o.D.O.)
Il giorno in cui mi ha distrattamente invitato (forse anche come ringraziamento per l'aspirante ancella che avevo giusto sottoposto alla sua attenzione) a contribuire al gazzettino, l'hosting oste mi ha chiesto perchè ho scelto per la mia identita' online il nome mastrofioraio.
Ebbene:
-riguardo il sostantivo fioraio: sarà utile un'immagine, la stessa che ho utilizzato nel mio Manifesto. Per maggiore chiarezza, la foto è ruotata di 180°.

E' un'orchidea, non so di quale famiglia o specie o altre nozioni simili, ma non importa, a fronte del fatto che non sono un botanico e che, soprattutto, e' un bel fiore. Bel fiore che, fortuna vuole, ricorda senza imbarazzi un altro fiore, conosciuto da tutti (e forse -mi piace pensare- in special modo dai lettori/dalle lettrici del G.o.D.O.).

-riguardo poi il nome mastro: essendo il suo significato quello di "artigiano che esercita il suo mestiere con grande perizia ed esperienza", un osservatore attento potrebbe decidere, data la mia giovane età, di qualificarmi piuttosto come apprendista.
Pure, tutti sappiamo come gli osservatori eccessivamente attenti talvolta si possano, prendendo a prestito dal francese, mandare tranquillamente encule.
E dunque: sì, sono ancora giovane, ma ci sto lavorando.
Ovviamente, neanche a dirlo, le intenzioni sono buone.
Anzi, cosa dico buone: sono buonissime.

venerdì, novembre 03, 2006

Tempi magri



La necessità di biglietti di banca può portare a stringersi anzitempo un cappio al collo.







venerdì, ottobre 13, 2006

Scarpe da lavoro


TIPO 1 - Scarpa da lavoro antinfortunistica: da usarsi in cantieri, officine, fabbriche, magazzini, e in generale in tutti i contesti lavorativi
dove viene esposto .
Caratteristiche: la punta rinforzata di queste calzature evita traumi alle dita del piede; vengono pertanto utilizzate specialmente in contesti di lavoro manuale ed operaio, cui fanno prevalentemente riferimento salari di categoria inferiore.
Se ne vedranno parecchie, per esempio, ai piedi di chi asfalta strade o lavora nell'edilizia.
Costo: il basso costo unitario è favorito dalle economie di scala (generalmente tali calzature vengono fornite dalle aziende per cui il lavoratore presta servizio, che possono ottenere sconti sul prezzo ordinandone grossi quantitativi).
La statistica ci informa sulla fascia di reddito medio-bassa cui generalmente appartengono coloro che ne fanno uso lavorativo.
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TIPO 2 - Scarpa da lavoro da usarsi in sedi di adescamento: locali pubblici, uffici, club, teatri, corsi e piazze.
Caratteristiche: generalmente utilizzate in contesti d'immagine ad alto tasso di competitività interna; la loro conformazione generale non assicura agilità o comodità, ma non ostacola affatto la tipologia di lavoro fisico cui, con tutta probabilità, la prestatrice d'opera andrà incontro. Al contrario il tacco alto, il collo del piede scoperto e la punta a V sono funzionali allo scopo.
Costo: il costo unitario risulta generalmente piuttosto alto. Viene anzi spesso stravolto il principio dell'attore razionale, lo stesso sul quale si basa la teoria economica classica: infatti il consumatore tipico- meglio, la consumatrice - non tenta, come farebbe l'attore razionale, di massimizzare la resa delle risorse finanziarie disponibili acquistando un prodotto il più possibile ottimale ed economico, ma anzi tende a puntare dritta e decisa sul paio di scarpe più scomodo e più costoso del punto vendita più centrale e più costoso della città più costosa della provincia.
E' pur vero, a parziale attenuante, che l'alto costo del prodotto viene generalmente ammortizzato grazie agli elevati redditi da lavoro, che tra l'altro possono essere erogati anche sotto forme differenti dalla moneta corrente: benefit come viaggi, alloggi, automobili, vestiti, cene e gioielli sono anzi parte integrante del reddito finale della prestatrice d'opera.
Tutto considerato, queste consumatrici potrebbero dunque risultare, in ultima analisi, ben più razionali dei soliti coglioni attori razionali sui quali si basa la teoria economica classica. Soliti coglioni la cui gran parte, per inciso, lavora con indosso scarpe del TIPO 1.

martedì, ottobre 10, 2006

Buona musica



"Guglielmo Tell"
Ensamble di tre elementi, con variazione sul tema in finale.
Scrive: Gioachino Rossini.
Eseguono: due viole e una tromba.
Dirige: S. K.Incisione originale, 1971

sabato, ottobre 07, 2006

venerdì, ottobre 06, 2006

Iconografia della morale

La forza della gravità

Dice la natura: ciò che s'alza, in seguito ricade. Ciò che sale, riscende. Ciò che splende, s'offusca. Nonostante la gentile chiarezza di questa sua legge, accade ad alcuni di non riuscire ad afferrarne l'universalità: essi finiscono così per tentare di opporvisi, con non trascurabile affanno, nell'ostinazione di sottrarre ai suoi regolamenti cose considerate care ed eccezionali, come un affetto, un'idea, un bene.
Il fioraio conosce le leggi del mondo, e sa che ciò che fiorisce sfiorirà. Ma egli non spande tristezza dicendo: "La rosa vive, e poi muore". Egli, spostando l'accento, preferisce dire: "La rosa appassisce, ma prima profuma".
Egli apprezza e gusta l'ascesa e lo splendore, cavalcandoli, ma al contempo sa che la parte discendente della parabola potrà essere altrettanto vitale ed interessante. I colori della decadenza non inducano dunque a distogliere l'occhio, ma anzi a guardare con più attenzione ancora. Solo in tal modo sarà concesso, all'amante della verità, di godere fino ad un attimo prima del buio finale.

Ciò che era un palazzo di nobili è oggi un covo di topi e uccelli: all'occhio curioso ne risente forse la maestosità dei suoi profili? Non giunge all'immaginante orecchio ancora l'eco dei giocosi amplessi, degli intrighi, delle commedie che si tenevano tra le sue mura e sulle sue loggette? Ecco, guardiamo il portone che un tempo faceva largo al potente, e che ora giace scrostato e bruciato dal sole. Ebbene, il cuore attento non vi intravede ancora il fastidio di chi lo varcava altezzoso per uscire in città e mischiarsi al popolo, o il sogno di chi, speranzoso, dalla città lo attraversava per salire a palazzo e chiedere favori e privilegi?
Allo stesso modo, risiede forse il fascino delle macerie di un tempio greco nella perfezione? O, piuttosto, nella sua indefinitezza?
Rispecchiamoci allora nella sua nuda mancanza.
Noi siamo l'impero alla fine della decadenza.

martedì, settembre 19, 2006

Il prezzo è la sola differenza?


La pornografia è l'immagine che la censura lascia allo specchio. Il prurito che la circonda nasce dunque nel suo contrario, nel velo del censore e nel monito dell'educatore: ciò che potrebbe essere solo documentazione viene caricato di significati altri rispetto alla semplicità biologica della carne. Per contenere lo smarrimento umano su questa terra si è deciso di delimitare la natura con la cultura, giungendo talvolta a risultati al contempo teneri e tristi. Riguardo i rapporti uomo - animale, maggiore è il potenziale scambio comunicativo tra l'uomo e la specie in esame, maggiore sarà il peso della cultura nel nostro approccio con essa, fino al caso limite in cui l'uomo volge lo sguardo sul suo simile. Per questi stessi motivi la morte di un cane ci rattrista generalmente molto più di quella di un ragno: il cane comunica con noi in misura maggiore di un insetto. Così accade che due insetti che si accoppiano sono oggetto di attenzione scientifica, mentre due esseri umani che si accoppiano sono oggetto di imbarazzo, o di interesse morboso.
Perchè un approccio equilibrato risulta difficile ai più?
Quanta paura e quanta presunzione convivono in questo? Siamo davvero così diversi da tutti gli altri componenti la famiglia cui apparteniamo, quella dei mammiferi?
La statistica di questa schizofrenia è senz'altro divertente: le società più sessuofobe sono al contempo quelle dove più alti sono i consumi di materiali pornografici. Sul palcoscenico del mondo, il raffronto tra ciò che accade in ribalta e ciò che si muove in retroscena è davvero capace di offrire spunti imprescindibili, se si vuole meglio capire la commedia umana che lì si recita.
E in tutto questo, la donna? Beata la donna, povera la donna. Beata la donna soggetto, povera la donna oggetto?
Se solo fosse così semplice. Perchè vi sono anche donne soggetto che apprezzano il sentirsi -certo solo al momento giusto - oggetti.
Ma non possono in questo luogo non alzarsi lodi squisitamente estetiche a quella donna che cavalca le nevrosi e i pruriti del maschio per vivere nell'agio e nella libertà. Si faccia chiamare boccadirosa o geisha, stia essa tranquilla: finchè l'età glielo permetterà, troverà sempre greggi di cani di pavlov che all'esposizione dei suoi seni, vedendosi aumentare la salivazione, la applaudiranno come bambini.
Si chiede allora, non privo di ironia, il pragmatico: "La sgualdrina dice il prezzo prima, la donna onesta lo fa presente dopo, nel tempo, aumentando le proprie esigenze. Quale delle due, dunque, è più onesta?"

domenica, settembre 17, 2006

Il settimo giorno si riposò

Finchè gli uomini si dedicheranno alla guerra e le donne alla danza, difficilmente il mondo muterà d'aspetto. Potrebbe però cominciare a farlo quando si invertiranno i ruoli tra loro.

martedì, settembre 12, 2006

King of the bongo


Amici, bosco, sostanze psicotrope, natura. Totale assenza di donne, come di motori, di asfalto, di cravatte, di divise, di urla...Totale assenza del gioco rumoroso e stanco che si gioca nelle nostre città.
L'assenza di tutto ciò può circondare anche lo spirito di questo libertino.

Non che nel bosco si arresti l'incessante biella che muove il mondo..

venerdì, settembre 08, 2006

Salute a chi crea danze nuove


Fammi vedere i tuoi seni, ti darò le chiavi del mondo. Così allude il maschio, mentre con le mani le ha già abbassato la veste. Eppure, la grancassa delle sue promesse ha suono di stagno: tanto in quell'attimo egli appare a sè possente, quanto piccolo e scontato all'orecchio di altri. Ma un uomo, in cuor suo, sa che la mediocrità è una gran ballo diurno nel quale ognuno, a turno, facilmente fa il suo ingresso. E' abbandonare la danza che, al contrario, richiede più impegno: dunque donne, aiutateci. Ridete, rideteci in faccia, a noi e alla nostra altisonanza. Noi vi abbiamo educato all'obbedienza e all'osservanza virtuosa, vi abbiamo educato alla finzione del disinteresse, vi abbiamo educato a distogliere lo sguardo proprio quando maggiore sarebbe la vostra voglia. In tutto questo noi abbiamo stilato i canoni della nostra mollezza, del nostro finto dominio. La sceneggiatura lisa cui ci pieghiamo ogni giorno l'ha stesa la nostra vigliaccheria.
Ebbene, finchè educheremo così le nostre donne, faremo torto a loro e ai nostri figli, quando, cresciuti, assieme vorranno cercare godimento e invece sarà solo dato loro di trovare, nemmeno sempre, lenimento. Paghiamo oggi in molti campi le colpe della morale dei padri, pagheranno i figli le nostre.
Salute più che mai, dunque, a chi crea danze nuove.

martedì, settembre 05, 2006

Giudizi universali??

Questi miei occhi mi permettono di raccontare come all'ingresso di molte grandi basiliche italiane vengono venduti kimono usa e getta perchè le avvenenze delle donne entranti vengano prontamente coperte. Si copre la femmina per non turbare il maschio. Benissimo, il suolo sacro è loro, decidano di conseguenza le loro regole. Ma noi, di suolo sacro, siamo sprovvisti. Le nostre absidi sono le montagne, di nuvole sono affrescate le nostre volte. Non d'oro, ma di terra è fatto il nostro altare, e accade non di rado che il corpo arrivi ad essere il nostro miglior tabernacolo. Ne consegue dunque che le nostre cattedrali siano molto, molto più leggere delle loro: di tutto lo sfruttamento di cui stillano le loro pur bellissime pietre, impilate su altre pietre non certo dai vescovi in persona, noi non ci gloriamo.
E dunque, nella nostra chiesa, oscena sarà la menzogna, e mai la verità. Il velo, e non la carne. Del resto, ciò che oggi è osceno in una piazza non lo è altrove, ad esempio in un letto d'ospedale. Ma se la definizione del concetto di osceno è un potente strumento del potere, la nostra difesa sarà il porci domande:
"Perchè per i nostri governi e per i loro apparati osceno è il culo e meno lo sono le armi, osceno è un seno e meno certa finanza, osceno è il cazzo e meno lo sono le gerarchie umane, oscene sono le labbra vischiose d'una donna e meno gli schiavi esteri che producono i nostri beni?" si chiede, ad esempio, l'ingenuo.

L'importanza delle lingue


Tramite la lingua, da buoni animali, compiamo alcune delle nostre più importanti azioni. Questo raffinato e complesso strumento permette d'essere applicato in numerose attività, di natura varia ma, tendenzialmente, BELLA. La lingua, ad un primo esame muscolo dei più piccoli e innocui di cui il corpo umano sia dotato, è in realtà uno dei più potenti e liberi, nonchè pericolosi. Essa scivola irridendo su tutto ciò che le si vorrebbe proscrivere, sulla carne come sulla parola proibita: arduo per il censore sia sempre il controllo su ciò che la lingua fa con entrambe, poichè essa sa correre veloce, se solo capisce di poterlo fare.
Per questo il potente ora e sempre reprime corpi e parole dei governati: egli deve assicurarsi che i loro flussi scorrano all'interno della rigida morsa del suo controllo, splendidi cavalli selvaggi costretti al ferro della censura: il recinto si chiama morale, la frusta polizia, il mangime salario. Viva tranquilla e operosa la bestia nel prato cintato, non le mancherà mai nulla: ma mai, mai si avventuri al di fuori, mai si slanci.
Sia dunque la lingua perpetuo monumento alle libertà della donna e dell'uomo: baricentro e simbolo, di lì passano la censura delle parole e quella dei corpi, essendo queste fittamente intrecciate: d'altra parte, una lingua che non dice la verità è una lingua che non gusta appieno, come sa bene l'ipocrita. Il linguaggio della verità è invece il più gustoso di tutti, ma, come accade per il piatto migliore, i padroni di casa ne sono gelosi, e non invitano certo il servo, per quanto fedele, al banchetto con loro.
Per questo fin dall'infanzia da più parti ti è stato detto: guarda, ma non toccare. Tocca, ma non gustare. Gusta, ma non ingoiare.
Ebbene, noi guarderemo, toccheremo, gusteremo, ingoieremo, e ci siederemo di nuovo alla tavola.
Ma ecco, chiede rapido il benpensante: "Forse che ci si alza dal banchetto con lo stesso appetito di quando ci si è seduti?"
No, buon uomo: noi, non ce ne vogliate, noi ci alzeremo con più appetito ancora.

lunedì, settembre 04, 2006

Il mercimonio


Nelle cose umane la politica si mischia spesso con il sesso, poichè nella relazione tra i due termini ve n'è un terzo che fa il suo bel gioco: il potere. Uomini di posizione, spesso laidi e sfatti, usano questo potente piede di porco per aprirsi varchi altrimenti impensabili in giovani roseti, come pure accade, talora, che siano le giovani le prime a voler concedere favori, per trarre vantaggio dalla prevedibilità universale del maschio. Tutto considerato, il fioraio non si stupisce che vi siano alcune fanciulle che liberamente scelgono di fare mercimonio della propria possenza:quando la scelta è libera, libera l'anima vive. Piuttosto, egli si stupisce che ve ne siano molte altre che non lo facciano, scegliendo quella "virtù" che i padri hanno insegnato loro, a costo di sognare di notte quello che di giorno non ammettono e, anzi, danno mostra di disprezzare. In tale disprezzo, esse hanno certamente buon gioco nell'unirsi al coro generale della brava gente. Ma il fioraio sa che le voci che più si applicano in questo coro sono le stesse che sulle strade delle nostre città chiedono sommessamente, al buio, il prezzo di mezz'ora di carne. Ogni notte, su queste strade, la domanda crea l'offerta: noi esalteremo la libera offerta, e disprezzeremo quella parte della domanda che striscia schiava della propria ipocrisia.

domenica, settembre 03, 2006

Canterò la verità


Canterò nient'altro che la verità. La sua agonia dura da secoli, e il suo lamento è lo stesso dell'oppresso, del costretto, del represso. Pochi si fermano ad ascoltarlo: i più, anzichè correre in soccorso, volgono la testa, per poi insegnare ai loro figli il timore e l'osservanza. Timore del loro corpo, dei loro occhi, delle loro lingue, bocche, mani, respiri. Osservanza dell'ordine, dello schema, della matrice in cui il potere ci ha inscritto. E' forse morale questo? E' forse morale il cammino tortuoso che sono costrette a fare molte giovani, le molte cui venga predicata la virtù, per riappropriarsi del proprio corpo e per viverlo in pace nell'età adulta? E' forse morale che le religioni mascherino codici di convivenza civile scritti dal maschio per verità universali e, addirittura, divine?
O donna, io consegno oggi le mie lacrime a te, che sei costretta dal muscolo e dal velo: dal muscolo ovunque sulla terra, dal velo nella terra che si dice civile. Così infatti l'uomo ingrato amministra proprio quei corpi che lo riproducono, salvandolo dalla polvere: li copre, li taccia di vergogna, li relega al buio e al nascosto, mentre le guerre si compiono in pieno giorno. Cosa dunque è osceno?
Canterò la verità, e il canto sarà ossessivo e ridondante poichè ossessivo e ridondante è il rumore con cui essa viene coperta ogni giorno.

Bouquet di fine estate



Il solo argomento a favore del matrimonio, è stato detto, potrebbe essere quello della cura reciproca in vecchiaia. Gli argomenti a favore del libertinaggio, volendovisi accostare al netto del pregiudizio, sembrerebbero viceversa essere più d'uno, a cominciare dal più importante: la verità. Molteplici dunque gli argomenti, come molteplici, del resto, possono essere i fiori che in una notte di fine estate questo libertino si trova a sfiorare con gli occhi del gusto e con le mani dell'immaginazione. Si potrebbe sostenere, a voler esser radicali, che ogni incontro con un essere interessante del sesso preferito costituisca, in quel momento, il migliore argomento umanamente concepibile in favore del libertinaggio. In questi termini, la bilancia della questione vedrebbe ben presto sollevarsi il piatto sul quale è poggiata la morale, il cui peso già minimo sarebbe superato dell'enorme numero di argomentazioni favorevoli che farebbero pendere l'ago giudicante in favore della nostra parte.
E' davvero così?
Le risposte, se ci sono, devono per forza esser già dentro l'individuo.
Eppure, nei nostri incontri, quante introduzioni, quante parole, quanta forma... Quanti impulsi di vita che ci attraversano ogni nuovo giorno, e che divengono invece aborti delle nostre passioni, uccisi sul nascere dalla morale, che impone delle passioni non certo un consapevole dominio, ma una ben più triste irregimentazione in ordine alla consuetudine. La consuetudine... esiste forse altra attività nella quale il gregge umano si impegni così all'unisono, e con così tristi risultati di eccellenza? Oh, che razza schiava siamo! il fioraio canta amaro, nel pensare a come siamo stati capaci di velare la verità che sarebbe davanti e dietro i nostri occhi. Viene scavato nelle nostre menti fanciulle un solco il cui attraversamento adulto provoca timore e tremore... io chiedo: è morale questo? è forse morale la menzogna, e può esserlo per caso la negazione della verità tramite altra e più mirata menzogna?

venerdì, settembre 01, 2006

Lasciate che le bambine vengano a me

Cos'è il lusso della scelta?
Il lusso potrebbe ricondursi, essendone strettamente intrecciato, all'arbitrio: la possibilità dell'arbitrio è, in effetti, un lusso che pochi si prendono, nel quotidiano come pure nell'alcova. Ma il fioraio vuole scegliere, vuole essere libero, vuole aggirare la convenzione in ottica di piacere e, ancor più, di verità. In ottica di verità il fioraio tenta, per quanto possibile, di non volgere la testa dall'altra parte: egli sa che c'è una componente sessuale nella violenza, così come sa che c'è senz'altro una componente violenta nel sesso. Della prima ha rammarico, per lo spreco nel quale essa si risolve; la seconda la cavalca, per purgarsi meglio dalla bonomia patetica propria dell'accoppiamento cittadino ed osservante. Il fioraio aspira dunque alla libertà: laddove finisce la tua strada, comincia la sua.
Su quella strada niente allora è vero, e le morali si svelano per ciò che sono: dispositivi di controllo, cui solo l'adesione volontaria e consapevole può essere, allora, moralmente difendibile, pur se non esteticamente raccomandabile.
Ma ecco il delitto: il bambino viene impregnato di una morale che nemmeno i genitori hanno compreso. Hanno loro forse pensato, durante lo sfarzo del banchetto di nozze, che la monogamia funge alla struttura patriarcale e alla discendenza delle proprietà private? Si chiederebbe infatti, in caso contrario, il padre: perchè lavorare una vita intera, perchè costruirmi una casa, se nemmeno so con certezza chi è figlio mio e chi non lo è? A chi la lascerei?
E i genitori hanno forse concluso, nell'abbassare la luce dell'alcova, che il pudore ha radici di convenienza igienica, alle quali è stata conferita aura morale? Che i genitali vanno coperti perchè vulnerabili? Che l'uomo, come l'animale, elabora il senso della repulsione per consolidare nel tempo precauzioni di salute?
Il giusto e lo sbagliato nascono dalla terra. Niente di ciò che è dichiarato giusto da una società sarà mai vero quanto una pietra di un fiume. Dunque, a patto di pagarne il costo, tutto ciò che in quella società sarà proscritto, è permesso.

giovedì, agosto 31, 2006

Le note del corpo



Il corpo umano è ragionevolmente paragonabile ad uno strumento musicale, la cui pratica continua permette di realizzare melodie ed intrecci magnifici, qualora il musicante che vi si accosti sia dotato, oltre che della conoscenza della tecnica, del sacro spirito della sperimentazione. Altrimenti, come è tristemente noto ai più, questo strumento in potenza fantastico vi consegnerà sempre il solito ridondante motivo. E poche cose sanno essere tristi quanto la potenzialità sprecata.

Libera ogni essere in gabbia che incontri

La morale nasce da esigenze materiali che - e qui risiede la gravità del delitto - vengono spacciate per spirituali. Sarà dunque più agevole raccogliere quel fiore al quale avremo sfiorato lo spirito: potremmo allora scrollare facilmente di dosso la zavorra dell'educazione dalle sue spalle, e vederne inarcarsi la schiena liberata sotto il fremito del piacere. Talora accade che ciò che prima non era altro che uno dei tanti boccioli che riempiono le nostre tristi città diventi una lucente orchidea la cui resina, abbondante quanto e più del nostro impegno, potrebbe arrivare ad essere troppa per un raccoglitore solo. Per un fioraio, per un amante. Troppo miele per un solo orso.
Tuttavia non dovrà essere questo motivo di cruccio, quanto piuttosto di soddisfazione. Sarà opportuno ricordare un'usanza asiatica, al proposito: parte della tradizione, in caso di eventi funesti e lutti, vuole che il tristo si procuri degli uccelli vivi in una gabbia, li conduca nel luogo più adatto, e li liberi. Poche cose riempiono lo spirito come dare, o credere di dare, ciò che chiamiamo libertà.

L'eterno ritorno della copula


Forse che esiste qualcosa di più invariabile nel tempo dell'accoppiamento? Qualcosa i cui fondamentali resistono da centinaia di millenni, incuranti degli attacchi che alla fisicità della natura pongono le velleità ideologiche delle menti umane? Essa è senz'altro vecchia come e più della pietra con cui probabilmente sarà fatta la tua casa. Durante milioni di anni il principio dell'unione si è modulato sulle diverse frequenze degli esseri e delle specie, senza variare di un centesimo la propria natura, che è, appunto, la natura.
Eppure, tutto ciò, non è forse differente ogni volta, fosse anche per la più piccola e passeggera percezione di una minima differenza? Un momento, un attimo, uno sguardo, una certa postura, una certa spinta con la schiena, una chiusura degli occhi, e tutto il mondo immenso delle possibilità?
"Detesto la copula e gli specchi, poichè entrambi moltiplicano gli esseri" scrissero.
Un punto di vista per certi versi condivisibile. Tuttavia, non ogni accoppiamento termina con una fecondazione. Ma non ci si inganni: tutte le copule che non moltiplicano gli esseri, pur irritando -perlomeno pubblicamente- il vaticano, non sono affatto sprechi, quanto piuttosto, se ben realizzate, uno dei fenomeni maggiormente definenti la natura umana: la gratuità dell'azione, quando non, addirittura, la scelta. La libera scelta che si affranca dall'economia di natura.
L'arte per l'arte, giovane cruccio estetico, ha fatto in realtà il suo ingresso tra gli uomini insieme alla prima interruzione volontaria di coito.

mercoledì, agosto 30, 2006

Non aver paura, bambina

Se vi si pensa un poco, in estrema sintesi la corruzione di giovani -ossia fertili- fanciulle è l'atto senza il quale il genere umano si estinguerebbe. V'è un momento secco nel quale una bambina diventa donna o una femmina prende totale coscienza del proprio essere a poco a poco, lungo un cammino di corpo e spirito? Compito del fioraio non sarà quello di rispondere. Compito del fioraio sarà quello di essere artefice e complice, fin che l'età lo permetterà, del maggior numero possibile di compimenti, laddove per compimenti si intenderà l'antico e sempre nuovo sbocciar del fiore che tanto amiamo. Occorre non scordarsi che il fiore femminile gronderà il miele di cui ci nutriamo solo nel caso in cui sapremo conquistarci la mente che lo governa e dal quale essa, al contempo, è governata. Il piacere si otterrà allora contrastando colpo su colpo le educazioni e le convenzioni, armi tremende della mortale nemica del fioraio, la morale. Con queste affilate frecce avvelenate essa, non potendo efficacemente colpire colui dal quale è stata ripudiata, bersaglia scientificamente le menti tutte della rimanenza delle genti.

S'aprano le danze



Non s'adoperi l'uomo comune all'eccesso nello sforzo di comprendere, nè di classificare quanto qui segue. Non con la logica di cui forzosamente egli si ciba è costruito questo castello. Non al gusto estetico cui egli sarà stato scientificamente addestrato s'adattano queste lettere. Non al suo buon senso, non al conveniente.
L'etica di molti di tali pensieri è tanto lontana dalla morale comune quanto lo sono la maggiorparte degli amplessi dal loro potenziale effettivo. Esistono e si compiono senz'altro ogni giorno più gravi delitti, ma per troppo tempo si è andato sottovalutando l'assassinio della natura che viene perpetrato ogni giorno in nome della più antica truffa di cui l'umanità sia stata vittima e, ad un tempo, complice . Essa ha avuto molti nomi, qui la si indicherà con l'altisonante nome di morale.
morale.
morale.
quante le vittime del tuo secolare olocausto? nemmeno dio, se solo esistesse, potrebbe più contarle.