domenica, settembre 03, 2006
Canterò la verità
Canterò nient'altro che la verità. La sua agonia dura da secoli, e il suo lamento è lo stesso dell'oppresso, del costretto, del represso. Pochi si fermano ad ascoltarlo: i più, anzichè correre in soccorso, volgono la testa, per poi insegnare ai loro figli il timore e l'osservanza. Timore del loro corpo, dei loro occhi, delle loro lingue, bocche, mani, respiri. Osservanza dell'ordine, dello schema, della matrice in cui il potere ci ha inscritto. E' forse morale questo? E' forse morale il cammino tortuoso che sono costrette a fare molte giovani, le molte cui venga predicata la virtù, per riappropriarsi del proprio corpo e per viverlo in pace nell'età adulta? E' forse morale che le religioni mascherino codici di convivenza civile scritti dal maschio per verità universali e, addirittura, divine?
O donna, io consegno oggi le mie lacrime a te, che sei costretta dal muscolo e dal velo: dal muscolo ovunque sulla terra, dal velo nella terra che si dice civile. Così infatti l'uomo ingrato amministra proprio quei corpi che lo riproducono, salvandolo dalla polvere: li copre, li taccia di vergogna, li relega al buio e al nascosto, mentre le guerre si compiono in pieno giorno. Cosa dunque è osceno?
Canterò la verità, e il canto sarà ossessivo e ridondante poichè ossessivo e ridondante è il rumore con cui essa viene coperta ogni giorno.
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