martedì, settembre 19, 2006

Il prezzo è la sola differenza?


La pornografia è l'immagine che la censura lascia allo specchio. Il prurito che la circonda nasce dunque nel suo contrario, nel velo del censore e nel monito dell'educatore: ciò che potrebbe essere solo documentazione viene caricato di significati altri rispetto alla semplicità biologica della carne. Per contenere lo smarrimento umano su questa terra si è deciso di delimitare la natura con la cultura, giungendo talvolta a risultati al contempo teneri e tristi. Riguardo i rapporti uomo - animale, maggiore è il potenziale scambio comunicativo tra l'uomo e la specie in esame, maggiore sarà il peso della cultura nel nostro approccio con essa, fino al caso limite in cui l'uomo volge lo sguardo sul suo simile. Per questi stessi motivi la morte di un cane ci rattrista generalmente molto più di quella di un ragno: il cane comunica con noi in misura maggiore di un insetto. Così accade che due insetti che si accoppiano sono oggetto di attenzione scientifica, mentre due esseri umani che si accoppiano sono oggetto di imbarazzo, o di interesse morboso.
Perchè un approccio equilibrato risulta difficile ai più?
Quanta paura e quanta presunzione convivono in questo? Siamo davvero così diversi da tutti gli altri componenti la famiglia cui apparteniamo, quella dei mammiferi?
La statistica di questa schizofrenia è senz'altro divertente: le società più sessuofobe sono al contempo quelle dove più alti sono i consumi di materiali pornografici. Sul palcoscenico del mondo, il raffronto tra ciò che accade in ribalta e ciò che si muove in retroscena è davvero capace di offrire spunti imprescindibili, se si vuole meglio capire la commedia umana che lì si recita.
E in tutto questo, la donna? Beata la donna, povera la donna. Beata la donna soggetto, povera la donna oggetto?
Se solo fosse così semplice. Perchè vi sono anche donne soggetto che apprezzano il sentirsi -certo solo al momento giusto - oggetti.
Ma non possono in questo luogo non alzarsi lodi squisitamente estetiche a quella donna che cavalca le nevrosi e i pruriti del maschio per vivere nell'agio e nella libertà. Si faccia chiamare boccadirosa o geisha, stia essa tranquilla: finchè l'età glielo permetterà, troverà sempre greggi di cani di pavlov che all'esposizione dei suoi seni, vedendosi aumentare la salivazione, la applaudiranno come bambini.
Si chiede allora, non privo di ironia, il pragmatico: "La sgualdrina dice il prezzo prima, la donna onesta lo fa presente dopo, nel tempo, aumentando le proprie esigenze. Quale delle due, dunque, è più onesta?"

domenica, settembre 17, 2006

Il settimo giorno si riposò

Finchè gli uomini si dedicheranno alla guerra e le donne alla danza, difficilmente il mondo muterà d'aspetto. Potrebbe però cominciare a farlo quando si invertiranno i ruoli tra loro.

martedì, settembre 12, 2006

King of the bongo


Amici, bosco, sostanze psicotrope, natura. Totale assenza di donne, come di motori, di asfalto, di cravatte, di divise, di urla...Totale assenza del gioco rumoroso e stanco che si gioca nelle nostre città.
L'assenza di tutto ciò può circondare anche lo spirito di questo libertino.

Non che nel bosco si arresti l'incessante biella che muove il mondo..

venerdì, settembre 08, 2006

Salute a chi crea danze nuove


Fammi vedere i tuoi seni, ti darò le chiavi del mondo. Così allude il maschio, mentre con le mani le ha già abbassato la veste. Eppure, la grancassa delle sue promesse ha suono di stagno: tanto in quell'attimo egli appare a sè possente, quanto piccolo e scontato all'orecchio di altri. Ma un uomo, in cuor suo, sa che la mediocrità è una gran ballo diurno nel quale ognuno, a turno, facilmente fa il suo ingresso. E' abbandonare la danza che, al contrario, richiede più impegno: dunque donne, aiutateci. Ridete, rideteci in faccia, a noi e alla nostra altisonanza. Noi vi abbiamo educato all'obbedienza e all'osservanza virtuosa, vi abbiamo educato alla finzione del disinteresse, vi abbiamo educato a distogliere lo sguardo proprio quando maggiore sarebbe la vostra voglia. In tutto questo noi abbiamo stilato i canoni della nostra mollezza, del nostro finto dominio. La sceneggiatura lisa cui ci pieghiamo ogni giorno l'ha stesa la nostra vigliaccheria.
Ebbene, finchè educheremo così le nostre donne, faremo torto a loro e ai nostri figli, quando, cresciuti, assieme vorranno cercare godimento e invece sarà solo dato loro di trovare, nemmeno sempre, lenimento. Paghiamo oggi in molti campi le colpe della morale dei padri, pagheranno i figli le nostre.
Salute più che mai, dunque, a chi crea danze nuove.

martedì, settembre 05, 2006

Giudizi universali??

Questi miei occhi mi permettono di raccontare come all'ingresso di molte grandi basiliche italiane vengono venduti kimono usa e getta perchè le avvenenze delle donne entranti vengano prontamente coperte. Si copre la femmina per non turbare il maschio. Benissimo, il suolo sacro è loro, decidano di conseguenza le loro regole. Ma noi, di suolo sacro, siamo sprovvisti. Le nostre absidi sono le montagne, di nuvole sono affrescate le nostre volte. Non d'oro, ma di terra è fatto il nostro altare, e accade non di rado che il corpo arrivi ad essere il nostro miglior tabernacolo. Ne consegue dunque che le nostre cattedrali siano molto, molto più leggere delle loro: di tutto lo sfruttamento di cui stillano le loro pur bellissime pietre, impilate su altre pietre non certo dai vescovi in persona, noi non ci gloriamo.
E dunque, nella nostra chiesa, oscena sarà la menzogna, e mai la verità. Il velo, e non la carne. Del resto, ciò che oggi è osceno in una piazza non lo è altrove, ad esempio in un letto d'ospedale. Ma se la definizione del concetto di osceno è un potente strumento del potere, la nostra difesa sarà il porci domande:
"Perchè per i nostri governi e per i loro apparati osceno è il culo e meno lo sono le armi, osceno è un seno e meno certa finanza, osceno è il cazzo e meno lo sono le gerarchie umane, oscene sono le labbra vischiose d'una donna e meno gli schiavi esteri che producono i nostri beni?" si chiede, ad esempio, l'ingenuo.

L'importanza delle lingue


Tramite la lingua, da buoni animali, compiamo alcune delle nostre più importanti azioni. Questo raffinato e complesso strumento permette d'essere applicato in numerose attività, di natura varia ma, tendenzialmente, BELLA. La lingua, ad un primo esame muscolo dei più piccoli e innocui di cui il corpo umano sia dotato, è in realtà uno dei più potenti e liberi, nonchè pericolosi. Essa scivola irridendo su tutto ciò che le si vorrebbe proscrivere, sulla carne come sulla parola proibita: arduo per il censore sia sempre il controllo su ciò che la lingua fa con entrambe, poichè essa sa correre veloce, se solo capisce di poterlo fare.
Per questo il potente ora e sempre reprime corpi e parole dei governati: egli deve assicurarsi che i loro flussi scorrano all'interno della rigida morsa del suo controllo, splendidi cavalli selvaggi costretti al ferro della censura: il recinto si chiama morale, la frusta polizia, il mangime salario. Viva tranquilla e operosa la bestia nel prato cintato, non le mancherà mai nulla: ma mai, mai si avventuri al di fuori, mai si slanci.
Sia dunque la lingua perpetuo monumento alle libertà della donna e dell'uomo: baricentro e simbolo, di lì passano la censura delle parole e quella dei corpi, essendo queste fittamente intrecciate: d'altra parte, una lingua che non dice la verità è una lingua che non gusta appieno, come sa bene l'ipocrita. Il linguaggio della verità è invece il più gustoso di tutti, ma, come accade per il piatto migliore, i padroni di casa ne sono gelosi, e non invitano certo il servo, per quanto fedele, al banchetto con loro.
Per questo fin dall'infanzia da più parti ti è stato detto: guarda, ma non toccare. Tocca, ma non gustare. Gusta, ma non ingoiare.
Ebbene, noi guarderemo, toccheremo, gusteremo, ingoieremo, e ci siederemo di nuovo alla tavola.
Ma ecco, chiede rapido il benpensante: "Forse che ci si alza dal banchetto con lo stesso appetito di quando ci si è seduti?"
No, buon uomo: noi, non ce ne vogliate, noi ci alzeremo con più appetito ancora.

lunedì, settembre 04, 2006

Il mercimonio


Nelle cose umane la politica si mischia spesso con il sesso, poichè nella relazione tra i due termini ve n'è un terzo che fa il suo bel gioco: il potere. Uomini di posizione, spesso laidi e sfatti, usano questo potente piede di porco per aprirsi varchi altrimenti impensabili in giovani roseti, come pure accade, talora, che siano le giovani le prime a voler concedere favori, per trarre vantaggio dalla prevedibilità universale del maschio. Tutto considerato, il fioraio non si stupisce che vi siano alcune fanciulle che liberamente scelgono di fare mercimonio della propria possenza:quando la scelta è libera, libera l'anima vive. Piuttosto, egli si stupisce che ve ne siano molte altre che non lo facciano, scegliendo quella "virtù" che i padri hanno insegnato loro, a costo di sognare di notte quello che di giorno non ammettono e, anzi, danno mostra di disprezzare. In tale disprezzo, esse hanno certamente buon gioco nell'unirsi al coro generale della brava gente. Ma il fioraio sa che le voci che più si applicano in questo coro sono le stesse che sulle strade delle nostre città chiedono sommessamente, al buio, il prezzo di mezz'ora di carne. Ogni notte, su queste strade, la domanda crea l'offerta: noi esalteremo la libera offerta, e disprezzeremo quella parte della domanda che striscia schiava della propria ipocrisia.

domenica, settembre 03, 2006

Canterò la verità


Canterò nient'altro che la verità. La sua agonia dura da secoli, e il suo lamento è lo stesso dell'oppresso, del costretto, del represso. Pochi si fermano ad ascoltarlo: i più, anzichè correre in soccorso, volgono la testa, per poi insegnare ai loro figli il timore e l'osservanza. Timore del loro corpo, dei loro occhi, delle loro lingue, bocche, mani, respiri. Osservanza dell'ordine, dello schema, della matrice in cui il potere ci ha inscritto. E' forse morale questo? E' forse morale il cammino tortuoso che sono costrette a fare molte giovani, le molte cui venga predicata la virtù, per riappropriarsi del proprio corpo e per viverlo in pace nell'età adulta? E' forse morale che le religioni mascherino codici di convivenza civile scritti dal maschio per verità universali e, addirittura, divine?
O donna, io consegno oggi le mie lacrime a te, che sei costretta dal muscolo e dal velo: dal muscolo ovunque sulla terra, dal velo nella terra che si dice civile. Così infatti l'uomo ingrato amministra proprio quei corpi che lo riproducono, salvandolo dalla polvere: li copre, li taccia di vergogna, li relega al buio e al nascosto, mentre le guerre si compiono in pieno giorno. Cosa dunque è osceno?
Canterò la verità, e il canto sarà ossessivo e ridondante poichè ossessivo e ridondante è il rumore con cui essa viene coperta ogni giorno.

Bouquet di fine estate



Il solo argomento a favore del matrimonio, è stato detto, potrebbe essere quello della cura reciproca in vecchiaia. Gli argomenti a favore del libertinaggio, volendovisi accostare al netto del pregiudizio, sembrerebbero viceversa essere più d'uno, a cominciare dal più importante: la verità. Molteplici dunque gli argomenti, come molteplici, del resto, possono essere i fiori che in una notte di fine estate questo libertino si trova a sfiorare con gli occhi del gusto e con le mani dell'immaginazione. Si potrebbe sostenere, a voler esser radicali, che ogni incontro con un essere interessante del sesso preferito costituisca, in quel momento, il migliore argomento umanamente concepibile in favore del libertinaggio. In questi termini, la bilancia della questione vedrebbe ben presto sollevarsi il piatto sul quale è poggiata la morale, il cui peso già minimo sarebbe superato dell'enorme numero di argomentazioni favorevoli che farebbero pendere l'ago giudicante in favore della nostra parte.
E' davvero così?
Le risposte, se ci sono, devono per forza esser già dentro l'individuo.
Eppure, nei nostri incontri, quante introduzioni, quante parole, quanta forma... Quanti impulsi di vita che ci attraversano ogni nuovo giorno, e che divengono invece aborti delle nostre passioni, uccisi sul nascere dalla morale, che impone delle passioni non certo un consapevole dominio, ma una ben più triste irregimentazione in ordine alla consuetudine. La consuetudine... esiste forse altra attività nella quale il gregge umano si impegni così all'unisono, e con così tristi risultati di eccellenza? Oh, che razza schiava siamo! il fioraio canta amaro, nel pensare a come siamo stati capaci di velare la verità che sarebbe davanti e dietro i nostri occhi. Viene scavato nelle nostre menti fanciulle un solco il cui attraversamento adulto provoca timore e tremore... io chiedo: è morale questo? è forse morale la menzogna, e può esserlo per caso la negazione della verità tramite altra e più mirata menzogna?

venerdì, settembre 01, 2006

Lasciate che le bambine vengano a me

Cos'è il lusso della scelta?
Il lusso potrebbe ricondursi, essendone strettamente intrecciato, all'arbitrio: la possibilità dell'arbitrio è, in effetti, un lusso che pochi si prendono, nel quotidiano come pure nell'alcova. Ma il fioraio vuole scegliere, vuole essere libero, vuole aggirare la convenzione in ottica di piacere e, ancor più, di verità. In ottica di verità il fioraio tenta, per quanto possibile, di non volgere la testa dall'altra parte: egli sa che c'è una componente sessuale nella violenza, così come sa che c'è senz'altro una componente violenta nel sesso. Della prima ha rammarico, per lo spreco nel quale essa si risolve; la seconda la cavalca, per purgarsi meglio dalla bonomia patetica propria dell'accoppiamento cittadino ed osservante. Il fioraio aspira dunque alla libertà: laddove finisce la tua strada, comincia la sua.
Su quella strada niente allora è vero, e le morali si svelano per ciò che sono: dispositivi di controllo, cui solo l'adesione volontaria e consapevole può essere, allora, moralmente difendibile, pur se non esteticamente raccomandabile.
Ma ecco il delitto: il bambino viene impregnato di una morale che nemmeno i genitori hanno compreso. Hanno loro forse pensato, durante lo sfarzo del banchetto di nozze, che la monogamia funge alla struttura patriarcale e alla discendenza delle proprietà private? Si chiederebbe infatti, in caso contrario, il padre: perchè lavorare una vita intera, perchè costruirmi una casa, se nemmeno so con certezza chi è figlio mio e chi non lo è? A chi la lascerei?
E i genitori hanno forse concluso, nell'abbassare la luce dell'alcova, che il pudore ha radici di convenienza igienica, alle quali è stata conferita aura morale? Che i genitali vanno coperti perchè vulnerabili? Che l'uomo, come l'animale, elabora il senso della repulsione per consolidare nel tempo precauzioni di salute?
Il giusto e lo sbagliato nascono dalla terra. Niente di ciò che è dichiarato giusto da una società sarà mai vero quanto una pietra di un fiume. Dunque, a patto di pagarne il costo, tutto ciò che in quella società sarà proscritto, è permesso.