Spett.le Partner Femminile
OGGETTO: I tuoi amanti passati
Il superbo dice: prima di me, niente. Dopo di me, meno.
Il realista dice: prima di me, non c’ero. Dopo di me, non ci sarò:chissenefrega.
L’ironico dice: prima di me, cazzi tuoi. Dopo di me, cazzi tuoi.
Il problematico dice: prima di me, non voglio sapere niente. Dopo di me, anzi no dimmi che non ci lasceremo mai.
Il morboso dice: prima di me, raccontami. Dopo di me, fammi comunque sapere.
Il cornuto dice: prima di me, fuoco e fiamme. Dopo di me, di più. Possibile che adesso tu sia in pausa?
Lo zen dice: prima di me, non conta. Dopo di me, non conta. Tutto considerato, non conta.
Il siculo dice: prima di me, gli tagghio la testa. Dopo di me, gli tagghio la testa.
Il narciso dice: prima di me, tentativi. Dopo di me, rimpianto.
L’ingenuo dice: prima di me, niente. Dopo di me, meno.
and we’re back to the start…
martedì, gennaio 30, 2007
lunedì, gennaio 29, 2007
piccole lezioni di vita in un posto cool
Sublime è la serpe dello stupore, quando s'insinua irridente nel pregiudizio più trito.
Come giro della domenica, due fiorai (al momento in aspettativa) decidono di andare allo zoo, anche perchè uno dei due durante la settimana vi lavora, e forse c'è la possibilità di intercettare qualche nocciolina e qualche chardonnay cileno senza dover passare dalla cassa.
Pur essendo un locale fashion, o, pensandoci, proprio per questo, i due fiorai allora mangiano e bevono tutta sera come due porci.
A fine serata, gli altri avventori fanno ritorno ai rispettivi alloggi.
A quel punto il fioraio scrivente, ebbro di tanta umanità e di tanti drinks a sbafo, avvicina un buttafuori, giacca&cravatta&auricolare d'ordinanza. Gli chiede, supponendo una confidenza che, peraltro, non c'è: "Come va?".
Lui non risponde: "Grunt!".
Lui risponde: "Galleggiamo nella pochezza".
Galleggiamo nella pochezza...
V'è dunque una perla in attesa, ben nascosta, anche per l'ultimo dei porci!
Il porco scrivente allora stringe la mano al buttafuori, gli chiede il permesso di appuntarsi la perla sulle sue pagine onanistico-letterarie, e gli dice che da lui si sarebbe fatto picchiare volentieri, anche subito.
Sublime sempre la perla al porco, il bacio al cane, la seta al fango.
Come giro della domenica, due fiorai (al momento in aspettativa) decidono di andare allo zoo, anche perchè uno dei due durante la settimana vi lavora, e forse c'è la possibilità di intercettare qualche nocciolina e qualche chardonnay cileno senza dover passare dalla cassa.
Pur essendo un locale fashion, o, pensandoci, proprio per questo, i due fiorai allora mangiano e bevono tutta sera come due porci.
A fine serata, gli altri avventori fanno ritorno ai rispettivi alloggi.
A quel punto il fioraio scrivente, ebbro di tanta umanità e di tanti drinks a sbafo, avvicina un buttafuori, giacca&cravatta&auricolare d'ordinanza. Gli chiede, supponendo una confidenza che, peraltro, non c'è: "Come va?".
Lui non risponde: "Grunt!".
Lui risponde: "Galleggiamo nella pochezza".
Galleggiamo nella pochezza...
V'è dunque una perla in attesa, ben nascosta, anche per l'ultimo dei porci!
Il porco scrivente allora stringe la mano al buttafuori, gli chiede il permesso di appuntarsi la perla sulle sue pagine onanistico-letterarie, e gli dice che da lui si sarebbe fatto picchiare volentieri, anche subito.
Sublime sempre la perla al porco, il bacio al cane, la seta al fango.
mercoledì, gennaio 24, 2007
umanità
Che sorte.
Vini trentini mi guidarono a brindare con avvocati, professori e poliziotti...
Cantammo canzoni sguaiate, come solo quelle venete e toscane sanno essere.
Ebbri intonammo cori anarchici, irridenti, sfacciati, sempre e comunque pieni di generosi riferimenti alla Grande Madre Antropologica: sua maestà la fica, declinata in tutte le varianti dialettali ed accademiche, risplendeva nei nostri cori da taverna, nelle citazioni cinefile, nelle ricche aneddotiche personali di gente con molte cravatte e rispettabili posizioni diurne.
D'altronde, esistono forse ad altro scopo i consessi d'accademici, le riunioni ed i convegni, se non quello di passare le nottate attorno ad un tavolaccio avvinato, gareggiando per trovare modi forbiti di descrivere il vizio della carne?
Pazienza se si farà tardi: ci sarà tempo la mattina dopo, raccolti in platea davanti al lecturer di turno, per dormire.
Bucaiole di tutto il mondo, unitevi! mi sussurrava così all'orecchio un insospettabile diplomatico aretino che, la mattina dopo, sarebbe ripartito per il suo ufficio di Bruxelles. Il segreto della bucaiola, mi diceva, sta nell'aspirazione. Della C, ma non solo.
Una sera, ebbro, versai vino nella coppa dell'ispettore di polizia al mio fianco, e gli chiesi, con tutta la serietà e la pompa di cui fui capace: Tu che senz'altro ti sei già risposto, quanto ci si mette, una volta finita l'università, a diventare Stronzi?
Dall'alto dei suoi cinquant'anni mi disse, prima di bere ancora oblìo -effimero- dalla coppa: Poco, molto poco.
Quei signori... tutti amichevolmente li apostrofai, prendendomi quella confidenza della quale può godere, tramite la pratica imparziale dell'ironia, perfino il giovane tra i vecchi.
Dovetti spingere così tanto sull'acceleratore che una notte Tafer, un algerino che vive a Perpignan, mi chiamò Jean Paul, alchè, al mio sussulto, mi spiegò che non si voleva riferire ad una somiglianza con Giovanni Paolo II: piuttosto, egli commetteva l'imprudenza d'accostarmi a giovanni paolo sartre. Il mio sussulto, allora, fu più grosso: il buon jean paul... non avevo nemmeno un quarto della sua ferocia, nemmeno un quarto delle sue donne, e nemmeno un quarto dei suoi dolcevita. Eppure Tafer mi assicurava, bevendo red bull (che evidentemente, al contrario del Marzemino, deve essere halal), che, dopo aver lavorato qualche mese al Moulin Rouge delle notti di Pigalle, dopo aver scoperto quanto il buio di Marsiglia sappia essere vivace, e quanto di più lo sappia essere la casbah di Algeri, dopo tutto questo, e molto altro, gli sembrava comunque che io fossi ben piazzato nella classifica dei figli di puttana più figli di puttana con i quali egli mai avesse avuto a che fare. Ahimè, Tafer, mi sopravvaluti, gli dissi triste. Per tirarmi su, mi offrì uno speciale tabacco algerino da mettere sotto le labbra, a diretto contatto con le gengive: in neanche cinque minuti capii quanto questi algerini siano esperti riguardo le possibilità offerte, in termini di velocità di assorbimento percutaneo, dalle mucose della bocca.
Un pomeriggio poi, io e tre donne andammo a fare la sauna e il bagno turco. Di queste, proprio un'ucraina dalle lunghe gambe, che peraltro di giorno giocava a fare la gran donna, fu l'unica ad indossare il costume. Suppongo che si sarebbe portata volentieri anche il peluche.
Le altre due, americane, più rilassate mi accompagnarono nella nudità: dovevano aver compreso che, nella vecchia decadente Europa, più si va a nord, e meno una sauna di gruppo nudi sembra peccato.
Così, mentre mi guardava sorridendo, e non negli occhi, la texana mi disse: Well, now I know some of your secrets...
Una notte scoprii, poi, un'altra texana intenta a strusciarmisi addosso. Finalmente potei usare due o tre espressioni anglofone, piuttosto oscene, che m'ero sempre tenuto a mente, ma che non avevo mai avuto occasione d'inserire in conversazione. Ci divertimmo, e con pazienza lei corresse il mio inglese.
Finchè l'ultima mattina, alle sei, s'era ancora nella hall dell'albergo a bere Teroldego e mangiare salame di cervo assieme all'anarchico toscano (grande fotografo free lance) e all'irlandese appena giunto dal Laos. L'irlandese mi consegnò il suo depliant del sud est asiatico: gran bella gente, bei posti, prezzi bassi, droghe abbondanti, natura perfetta... e pochi, pochissimi ciccioni bianchi...
Prima di congedarsi, mi volle giurare come la Guinness fu inventata, in Irlanda, dalla chiesa cattolica perchè, a causa del gran consumo di whiskey, la società irlandese rischiava di diventare un big mess, un gran casino. I padri bevevano whiskey e picchiavano le mogli, le mogli bevevano whiskey e picchiavano i figli, i figli bevevano whiskey e picchiavano i padri.. e si ricominciava da capo.
Così, mi disse, fu inventata la birra: liquido ben più acquoso del whiskey, venne progettato in modo che il suo consumo eccessivo provocasse sonnolenza, e non boria rissosa. Laddove troppo whiskey, ricco di zuccheri, rendeva gli irlandesi energici, violenti ed instancabili, troppa birra li rendeva semplicemente goffi, stanchi e scoordinati. Potevano così addormentarsi biascicando in un androne o sulle sedute del pub: la façade sociale della vecchia Irlanda era salva, deo gratias.
Il giorno del congedo, il mio compagno di stanza australiano mi regalò una piccola statuetta made in egypt: una piramide, completa di sfinge, molto pacchiana e al contempo molto bella. La portava con sè da quando aveva lasciato Il Cairo, dove aveva lavorato per qualche mese.
Veniva così il mio turno: io non sapevo cosa dargli, finchè non trovai, rimestando in valigia, una manciata di confezioni di nutella, di quelle monoporzione che si trovano negli alberghi: le avevo previdentemente asportate, gonfiandomi le tasche, il giorno in cui avevo smesso di fare il portiere di notte.
In a way, it's all I have got, gli dissi. Le prese volentieri.
Vini trentini mi guidarono a brindare con avvocati, professori e poliziotti...
Cantammo canzoni sguaiate, come solo quelle venete e toscane sanno essere.
Ebbri intonammo cori anarchici, irridenti, sfacciati, sempre e comunque pieni di generosi riferimenti alla Grande Madre Antropologica: sua maestà la fica, declinata in tutte le varianti dialettali ed accademiche, risplendeva nei nostri cori da taverna, nelle citazioni cinefile, nelle ricche aneddotiche personali di gente con molte cravatte e rispettabili posizioni diurne.
D'altronde, esistono forse ad altro scopo i consessi d'accademici, le riunioni ed i convegni, se non quello di passare le nottate attorno ad un tavolaccio avvinato, gareggiando per trovare modi forbiti di descrivere il vizio della carne?
Pazienza se si farà tardi: ci sarà tempo la mattina dopo, raccolti in platea davanti al lecturer di turno, per dormire.
Bucaiole di tutto il mondo, unitevi! mi sussurrava così all'orecchio un insospettabile diplomatico aretino che, la mattina dopo, sarebbe ripartito per il suo ufficio di Bruxelles. Il segreto della bucaiola, mi diceva, sta nell'aspirazione. Della C, ma non solo.
Una sera, ebbro, versai vino nella coppa dell'ispettore di polizia al mio fianco, e gli chiesi, con tutta la serietà e la pompa di cui fui capace: Tu che senz'altro ti sei già risposto, quanto ci si mette, una volta finita l'università, a diventare Stronzi?
Dall'alto dei suoi cinquant'anni mi disse, prima di bere ancora oblìo -effimero- dalla coppa: Poco, molto poco.
Quei signori... tutti amichevolmente li apostrofai, prendendomi quella confidenza della quale può godere, tramite la pratica imparziale dell'ironia, perfino il giovane tra i vecchi.
Dovetti spingere così tanto sull'acceleratore che una notte Tafer, un algerino che vive a Perpignan, mi chiamò Jean Paul, alchè, al mio sussulto, mi spiegò che non si voleva riferire ad una somiglianza con Giovanni Paolo II: piuttosto, egli commetteva l'imprudenza d'accostarmi a giovanni paolo sartre. Il mio sussulto, allora, fu più grosso: il buon jean paul... non avevo nemmeno un quarto della sua ferocia, nemmeno un quarto delle sue donne, e nemmeno un quarto dei suoi dolcevita. Eppure Tafer mi assicurava, bevendo red bull (che evidentemente, al contrario del Marzemino, deve essere halal), che, dopo aver lavorato qualche mese al Moulin Rouge delle notti di Pigalle, dopo aver scoperto quanto il buio di Marsiglia sappia essere vivace, e quanto di più lo sappia essere la casbah di Algeri, dopo tutto questo, e molto altro, gli sembrava comunque che io fossi ben piazzato nella classifica dei figli di puttana più figli di puttana con i quali egli mai avesse avuto a che fare. Ahimè, Tafer, mi sopravvaluti, gli dissi triste. Per tirarmi su, mi offrì uno speciale tabacco algerino da mettere sotto le labbra, a diretto contatto con le gengive: in neanche cinque minuti capii quanto questi algerini siano esperti riguardo le possibilità offerte, in termini di velocità di assorbimento percutaneo, dalle mucose della bocca.
Un pomeriggio poi, io e tre donne andammo a fare la sauna e il bagno turco. Di queste, proprio un'ucraina dalle lunghe gambe, che peraltro di giorno giocava a fare la gran donna, fu l'unica ad indossare il costume. Suppongo che si sarebbe portata volentieri anche il peluche.
Le altre due, americane, più rilassate mi accompagnarono nella nudità: dovevano aver compreso che, nella vecchia decadente Europa, più si va a nord, e meno una sauna di gruppo nudi sembra peccato.
Così, mentre mi guardava sorridendo, e non negli occhi, la texana mi disse: Well, now I know some of your secrets...
Una notte scoprii, poi, un'altra texana intenta a strusciarmisi addosso. Finalmente potei usare due o tre espressioni anglofone, piuttosto oscene, che m'ero sempre tenuto a mente, ma che non avevo mai avuto occasione d'inserire in conversazione. Ci divertimmo, e con pazienza lei corresse il mio inglese.
Finchè l'ultima mattina, alle sei, s'era ancora nella hall dell'albergo a bere Teroldego e mangiare salame di cervo assieme all'anarchico toscano (grande fotografo free lance) e all'irlandese appena giunto dal Laos. L'irlandese mi consegnò il suo depliant del sud est asiatico: gran bella gente, bei posti, prezzi bassi, droghe abbondanti, natura perfetta... e pochi, pochissimi ciccioni bianchi...
Prima di congedarsi, mi volle giurare come la Guinness fu inventata, in Irlanda, dalla chiesa cattolica perchè, a causa del gran consumo di whiskey, la società irlandese rischiava di diventare un big mess, un gran casino. I padri bevevano whiskey e picchiavano le mogli, le mogli bevevano whiskey e picchiavano i figli, i figli bevevano whiskey e picchiavano i padri.. e si ricominciava da capo.
Così, mi disse, fu inventata la birra: liquido ben più acquoso del whiskey, venne progettato in modo che il suo consumo eccessivo provocasse sonnolenza, e non boria rissosa. Laddove troppo whiskey, ricco di zuccheri, rendeva gli irlandesi energici, violenti ed instancabili, troppa birra li rendeva semplicemente goffi, stanchi e scoordinati. Potevano così addormentarsi biascicando in un androne o sulle sedute del pub: la façade sociale della vecchia Irlanda era salva, deo gratias.
Il giorno del congedo, il mio compagno di stanza australiano mi regalò una piccola statuetta made in egypt: una piramide, completa di sfinge, molto pacchiana e al contempo molto bella. La portava con sè da quando aveva lasciato Il Cairo, dove aveva lavorato per qualche mese.
Veniva così il mio turno: io non sapevo cosa dargli, finchè non trovai, rimestando in valigia, una manciata di confezioni di nutella, di quelle monoporzione che si trovano negli alberghi: le avevo previdentemente asportate, gonfiandomi le tasche, il giorno in cui avevo smesso di fare il portiere di notte.
In a way, it's all I have got, gli dissi. Le prese volentieri.
L'offerta
Uno dei più grandi crucci degli economisti è, a conti fatti, anche un dubbio esistenziale, e dunque degno di considerazioni più ampie del solo interesse specialistico ad esso riservato dalla teoria economica.
In realtà, stabilire se sia l'offerta a creare la domanda, o se sia piuttosto il contrario, può interessare numerosi campi dell'azione sociale e umana.
In questo caso, il grafico proposto riguarda la dinamica domanda-offerta all'interno di un mercato ben specifico, quella della seduzione: qui, con buona probabilità, l'immagine condurrà l'osservatore maschio alla conclusione che sia l'offerta a stimolare la domanda. Peraltro, i dati empirici a disposizione relativi all'episodio in questione confermano quanto la prima abbia concorso nello stimolare, e lungamente, la seconda.
Tuttavia, è auspicabile la generalizzazione? Ha senso chiedersi se il lato della domanda e quello dell'offerta abbiano un colore ben definito? Se, soprattutto, abbiano un sesso?
Sarebbe certamente facile assegnare al maschio l'eterno ruolo della domanda, e alla femmina l'altro; sarebbe, però, estremamente riduttivo: non sono forse, domanda e offerta, categorie indistinte e aperte, dove ognuno salta a seconda del proprio momento e della propria attitudine?
Si offra e si domandi, allora, e che mai un'azione abbia a soppiantare del tutto l'altra: del resto, gli economisti insegnano che è solo raggiungendo un sano punto d'equilibrio che il sistema terrà.
In realtà, stabilire se sia l'offerta a creare la domanda, o se sia piuttosto il contrario, può interessare numerosi campi dell'azione sociale e umana.
In questo caso, il grafico proposto riguarda la dinamica domanda-offerta all'interno di un mercato ben specifico, quella della seduzione: qui, con buona probabilità, l'immagine condurrà l'osservatore maschio alla conclusione che sia l'offerta a stimolare la domanda. Peraltro, i dati empirici a disposizione relativi all'episodio in questione confermano quanto la prima abbia concorso nello stimolare, e lungamente, la seconda.
Tuttavia, è auspicabile la generalizzazione? Ha senso chiedersi se il lato della domanda e quello dell'offerta abbiano un colore ben definito? Se, soprattutto, abbiano un sesso?
Sarebbe certamente facile assegnare al maschio l'eterno ruolo della domanda, e alla femmina l'altro; sarebbe, però, estremamente riduttivo: non sono forse, domanda e offerta, categorie indistinte e aperte, dove ognuno salta a seconda del proprio momento e della propria attitudine?
Si offra e si domandi, allora, e che mai un'azione abbia a soppiantare del tutto l'altra: del resto, gli economisti insegnano che è solo raggiungendo un sano punto d'equilibrio che il sistema terrà.
lunedì, gennaio 15, 2007
il lavoro rende liberi quando finisce
Come ebbe a dire un mio amico non privo di ironia: il favoloso mondo dei consierge perde dunque uno dei suoi migliori (come sempre tutto dipende dal criterio di giudizio) esponenti, il quale, al contempo, si affranca dalla cravatta e riguadagna la libertà di perdersi nuovamente nella selva che prende il nome di mondo.
Senz'altro, il mercato del lavoro farà in modo che il gentile cliente troverà, già da oggi, qualcun altro su cui riversare i suoi vizi e i suoi capricci.
Il molliccio benessere emiliano nel quale al momento mi muovo mi permette, peraltro, di essere perfino più contento nel giorno del mio licenziamento, rispetto a quanto lo fossi in quello della mia assunzione.
Si può stare tranqulli, del resto, che nessuno piangerà la mia partenza, là dentro. Ogni cosa continuerà anzi secondo il suo corso.
Allo stesso modo, fuori, gli amanti continueranno a baciarsi sussurrando, i vecchi a lamentarsi, e i bambini a stupirsi.
Niente, insomma, cambierà.
Io però mi riapproprio delle mie notti: un buon punto di partenza, tra le altre cose, per una nuova serie di esplorazioni e, volendo, di peccati.
In culo, mi si permetta, al gentile cliente.
martedì, gennaio 09, 2007
la ricetta
Appunto anche qui una ricetta che, leggenda vuole, fu consegnata da un vecchio gaudente in rovina a quel che rimaneva della sua servitù:
1-si prendano il sesso e l’amore, che avranno, nella maggiorparte delle dispense, l’aspetto d’un informe pastiche più o meno omogeneo.
2-si disgiungano e si separino con meticolosa attenzione i due ingredienti l’uno dall’altro, aiutandosi con gli affilati coltelli della ragione, e con le grevi punte dell’analisi.
3-si filtrino i due composti dalle innumerevoli impurità materiali e morali ch’essi avranno accumulato negli anni al loro interno, e si versino poi in due grandi coppe distinte ad ossigenarsi, mentre si avrà cura di dar loro il tempo di ricostruire la propria struttura del gusto.
"Infine, servi, poggiate le coppe sulla mia tavola, affinchè io possa abbeverarmi ora all’una, ora all’altra, a seconda della mia scelta, e del mio bisogno.
Ponetele una alla mia destra e una alla mia sinistra, abbastanza lontane tra loro, chè non abbiano a mischiarsi nell’aria gli aromi e i sapori.
La mia lingua ne gusterà appieno l’uno, o l’altro, a seconda di quel che, con tutto me stesso, vorrò sentire. In questo modo, nessuno dei due aromi si sovrapporrà o smorzerà, con la sua arroganza, i toni dell’altro.
Del resto, se volessi berli assieme, sarei il primo a sapere che, nella guerra dei sensi, i tratti più prepotenti dell’uno tragicamente occulterebbero al mio palato i risvolti più dolci dell’altro.
Ascoltate bene, allora, servi: la mescita da entrambe le coppe sarà dunque da praticarsi, a questa mensa, con estrema parsimonia, e solo se e quando sarà stato l'ospite a richiederla: potrà, la commistione di entrambi, dare forse un gusto diverso dalla mera somma delle sue parti, tuttavia ben saprò in quel momento che avrò perso per sempre qualcosa del sapore dell’uno, e qualcosa del sapore dell’altro.
Ed è proprio questo, miei servi, ciò che ormai non mi posso più permettere”.
1-si prendano il sesso e l’amore, che avranno, nella maggiorparte delle dispense, l’aspetto d’un informe pastiche più o meno omogeneo.
2-si disgiungano e si separino con meticolosa attenzione i due ingredienti l’uno dall’altro, aiutandosi con gli affilati coltelli della ragione, e con le grevi punte dell’analisi.
3-si filtrino i due composti dalle innumerevoli impurità materiali e morali ch’essi avranno accumulato negli anni al loro interno, e si versino poi in due grandi coppe distinte ad ossigenarsi, mentre si avrà cura di dar loro il tempo di ricostruire la propria struttura del gusto.
"Infine, servi, poggiate le coppe sulla mia tavola, affinchè io possa abbeverarmi ora all’una, ora all’altra, a seconda della mia scelta, e del mio bisogno.
Ponetele una alla mia destra e una alla mia sinistra, abbastanza lontane tra loro, chè non abbiano a mischiarsi nell’aria gli aromi e i sapori.
La mia lingua ne gusterà appieno l’uno, o l’altro, a seconda di quel che, con tutto me stesso, vorrò sentire. In questo modo, nessuno dei due aromi si sovrapporrà o smorzerà, con la sua arroganza, i toni dell’altro.
Del resto, se volessi berli assieme, sarei il primo a sapere che, nella guerra dei sensi, i tratti più prepotenti dell’uno tragicamente occulterebbero al mio palato i risvolti più dolci dell’altro.
Ascoltate bene, allora, servi: la mescita da entrambe le coppe sarà dunque da praticarsi, a questa mensa, con estrema parsimonia, e solo se e quando sarà stato l'ospite a richiederla: potrà, la commistione di entrambi, dare forse un gusto diverso dalla mera somma delle sue parti, tuttavia ben saprò in quel momento che avrò perso per sempre qualcosa del sapore dell’uno, e qualcosa del sapore dell’altro.
Ed è proprio questo, miei servi, ciò che ormai non mi posso più permettere”.
mercoledì, gennaio 03, 2007
due pesi e due misure
Qual è, tra due persone, la forma d'accordo che più pienamente legittima sè stessa, ben prima delle forme consigliate dalla società? chiede il libertino alla sua compagna del qui ed ora.
Se pronta, essa risponderà senza più indugi: "la reciprocità, quando sottoscritta da entrambi", e subito s'avvolgerà ad un altro corpo, e poi ad un terzo, a seconda del proprio desiderio.
Potrà allora soffrire, il libertino, nel vedere davanti ai suoi occhi la messa in pratica dei suoi principi? Ne avrà titolo? Troppa verità, è veramente troppo cruda, perfino per bocche tremendamente affamate?
Forse no. Egli, semplicemente, potrà avvertire sul suo animo e sulla sua carne il contatto con i principi da lui stesso professati: sarà allora che si arricchirà, perchè, finchè quei principi saranno validi, il costo della coerenza sarà sempre inferiore al valore reale ch'essa riveste.
Poichè tra maschi l'onore dipende dall'ora che segna l'orologio, il libertino non si preoccuperà poi di conformarsi a coloro che considerano onorevole la conquista solo quando sono essi a compierla, mentre dalla propria compagna pretendono l'esclusiva. Applichino pure due pesi e due misure, ma poi non si lamentino, in grasse chiacchiere tra uomini, di avere tra le mani una bambina e non una donna, se sono i soli a sentirsi in diritto di fare esperienze nel mondo: se infatti il cucciolo è fatto rimanere suo malgrado sotto l'ala (che si auto-definisce) chioccia, non gli si potrà imputare, un giorno, di non conoscere cosa c'è oltre la siepe.
Noi vorremo sempre provare ad andare oltre la siepe, fin dove ci sarà dato arrivare: e in ciò ci ricorderemo sempre che la Donna e l'Uomo hanno uguale sete e bisogno di conoscere, per quanto questo sia più spesso omesso che esplicitato.
Che dunque, oltre al resto, gli Uomini provino più pesi, sopra i loro bacini,
e che le Donne provino più misure, tra le gambe o laddove più gradiscono.
Se pronta, essa risponderà senza più indugi: "la reciprocità, quando sottoscritta da entrambi", e subito s'avvolgerà ad un altro corpo, e poi ad un terzo, a seconda del proprio desiderio.
Potrà allora soffrire, il libertino, nel vedere davanti ai suoi occhi la messa in pratica dei suoi principi? Ne avrà titolo? Troppa verità, è veramente troppo cruda, perfino per bocche tremendamente affamate?
Forse no. Egli, semplicemente, potrà avvertire sul suo animo e sulla sua carne il contatto con i principi da lui stesso professati: sarà allora che si arricchirà, perchè, finchè quei principi saranno validi, il costo della coerenza sarà sempre inferiore al valore reale ch'essa riveste.
Poichè tra maschi l'onore dipende dall'ora che segna l'orologio, il libertino non si preoccuperà poi di conformarsi a coloro che considerano onorevole la conquista solo quando sono essi a compierla, mentre dalla propria compagna pretendono l'esclusiva. Applichino pure due pesi e due misure, ma poi non si lamentino, in grasse chiacchiere tra uomini, di avere tra le mani una bambina e non una donna, se sono i soli a sentirsi in diritto di fare esperienze nel mondo: se infatti il cucciolo è fatto rimanere suo malgrado sotto l'ala (che si auto-definisce) chioccia, non gli si potrà imputare, un giorno, di non conoscere cosa c'è oltre la siepe.
Noi vorremo sempre provare ad andare oltre la siepe, fin dove ci sarà dato arrivare: e in ciò ci ricorderemo sempre che la Donna e l'Uomo hanno uguale sete e bisogno di conoscere, per quanto questo sia più spesso omesso che esplicitato.
Che dunque, oltre al resto, gli Uomini provino più pesi, sopra i loro bacini,
e che le Donne provino più misure, tra le gambe o laddove più gradiscono.
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