mercoledì, novembre 08, 2006

la saliva

la Ridente, novembre.
una cena. pesce per me. carne per lei.
la saliva. le bocche assaggiano: c'è lussuria nei piatti.
vino. musica jazz: variazioni su django reinhardt. giacche di velluto e mani veloci sulle corde.
un bravo jazzista ha sempre l'aria di uno che non potrebbe permettersi di fequentare il locale dove sta suonando.
parole.
un dolce di cioccolato. ci alziamo.
il flusso del contrabbasso e delle chitarre prosegue.
l'eco ci insegue mentre affrontiamo il costo del lusso. paghiamo. cioè: paga lei.
fuori. freddo. portici deserti.
camminiamo. la supero. le sputo davanti ai piedi, mentre cammina.
mi guarda. indico per terra: la saliva.
la saliva.
guarda tutta la saliva che avevo in bocca: sei tu la causa.
il pensiero di ciò che avrà luogo tra poco: sei tu la causa.
il desiderio chiama in causa le ghiandole della bocca. la saliva: sei tu la causa.

la prendo in braccio e la trasporto alla macchina: ho fretta.
la velocità di un drappello di guerriglia è data dal passo del soldato più lento, non da quello del soldato più veloce. io vado veloce, ma lei meno: non posso attendere un piede femminile costretto dai tacchi. il desiderio è un bambino viziato: non ha pazienza.
andiamo in hotel. entro. saluto. salirei dritto in camera.
ma io non sono un cliente. sono il portiere di notte.
l'altro portiere mi da' il cambio. mi metto la giacca, la cravatta. mi appunto al petto la targhetta argentata.
lei si siede sul divanetto.
arrivano due clienti. check-in. sorrido e metto a letto i bambini.
la hall è vuota.
la prendo per mano.
il bagno della hall è lindo. la governante, di giorno, pulisce bene.
lingue. molte lingue.
mi tolgo la giacca.
si appoggia al lavandino. la luce è accesa, lo specchio specchia.
mi da' le spalle. non mi offendo, anzi. la prendo da dietro. cominciamo un lungo discorso, non verbale.
ognuno ha tre paia di occhi tra cui scegliere. siamo in quattro, grazie allo specchio.
la saliva. peggio di un povero cane del branco di pavlov.
la foga. la frizione. la passione. la sensazione.
l'orecchio teso, la porta aperta.
la cravatta balla impazzita.
poi il discorso si arresta un attimo.
mi siedo sul luccicante water da quattro stelle.
degno d'un vittoriale.
lei si siede su di me, sempre di spalle. sa che non mi offendo.
balla la sua musica. io le offro un unico punto d'appoggio. uno solo, ma buono.
archimede approverebbe. gli aumenterebbe anche la saliva, probabilmente.
lei compone il secondo atto dell'opera.
crome, semicrome, biscrome.
adagio, allegretto, allegro andante, allegro maestoso, nuovamente un poco adagio, poi andante grazioso, con brio, poi maestoso fino ad un attimo prima degli applausi.
ci fermiamo. si alza. si inginocchia.
prende la comunione.
la saliva. incontenibile. cola dalla mia bocca alla sua, lungo la verticale dei nostri volti.
la saliva. vero metro della carne.
sputate su chi state amando, se vi sta amando sorriderà.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

mi inviti fuori a cena? Niente sorrisi però. Grazie.

MASTROFIORAIO ha detto...

ho fatto una convenzione con l'oste: gli anonimi pagheranno, per cena, un forfait di 25 euro.
A patto pero' di non farsi minimamente notare