Sei fanciulla, che si diverte a truccarsi da baldracca?
O vero è, piuttosto, il contrario?" può chiedersi chi, delle due, ne conosca non poche.
Ma, Roma, visto che nella miseria (come nello sfarzo) non hai mai smesso di provare a godere, dimmi: quante tue mura, siano esse state rozze, o patrizie, o vaticane, hanno nei secoli vibrato di urla e grida e tonfi del lusso di corpi su corpi?
"Tutti froci, li papi!" mi sintetizzò del resto, con profonda coscienza storica, Domenico, un oste sulla Tuscolana.
E allora dimmi, Roma: quanto, quanto alto poteva essere un orgasmo urlato in un salone dei tuoi palazzi più splendenti e belli? Dimmi, guardàti: i tuoi mari di marmo, i soffitti altissimi e gli scaloni amplificavano o attutivano gli amplessi tra, poniamo, cardinali e giovinetti? Essi urlavano, o piuttosto si intimorivano alle viste dei centenari sorrisi dei dionisi maliziosi? E scusa, le schiene perfette degli apolli scolpiti non zittivano all'istante i flaccidi potenti, abituati ai vini e alle selvaggine, grassi, sformati dagli anni, dagli agi e dalle ricchezze? La grandezza dell'architettura e delle geometrie rendeva loro più facile o più difficile l'accostarsi ai pallidi corpi delle giovanette delle quali, senza posa, si dovevano patriziamente circondare?
Riuscivano loro a Vivere, Sospirare e Piangere in quei palazzi così belli e sfrontati, allo stesso modo in cui noi riusciamo, oggi, a Vivere, Sospirare e Piangere in costruzioni modulari così brutte e sempre uguali tra loro?
E tu? Tu, se conquistassi Roma, correresti poi ad urlare la tua natura in quei saloni? Riusciresti, a corpo nudo, ad accostarti ad altro corpo, sotto quelle volte maestose, sotto gli occhi accigliati e boriosi dei caravaggi, mai solo tra i bianchi voyeurismi delle afroditi, delle madonne, delle danae? Leccheresti e baceresti sotto gli occhi di monito dei clementi, dei bonifaci, dei pii, imprigionati in mezzobusti di pietra e costretti così nei secoli ad astenersi dal contatto con ciò dal quale mai si astennero pur proclamandosi papi, e cioè la carne, la carne, la carne?
E tu? Tu, se conquistassi Roma, correresti poi ad urlare la tua natura in quei saloni? Riusciresti, a corpo nudo, ad accostarti ad altro corpo, sotto quelle volte maestose, sotto gli occhi accigliati e boriosi dei caravaggi, mai solo tra i bianchi voyeurismi delle afroditi, delle madonne, delle danae? Leccheresti e baceresti sotto gli occhi di monito dei clementi, dei bonifaci, dei pii, imprigionati in mezzobusti di pietra e costretti così nei secoli ad astenersi dal contatto con ciò dal quale mai si astennero pur proclamandosi papi, e cioè la carne, la carne, la carne?
La carne... Avresti, nella foga, la forza e la costanza di guardare in basso, come il maiale che cerca ghiande, o cercheresti in alto ciò che in terra non ti soddisfa, come l'essere umano che cerca dei?
Se pure, poi, tua madre ti disse che certe cose si fanno solo in camera da letto, e non in saloni affrescati, allora quale amore, dei due, più t'invaderebbe? Il sacro o il profano?
3 commenti:
Sempre sognato di fare sesso in un luogo sacro..tranne quelli troppo illuminati..la luce naturale sulle pareti bianchi mi acceca..
forse in tanti ci hanno pensato..
io lo farei anche in quelli ben illuminati comunque.
perchè limitarsi alla penombra?sarebbe come godere solo a metà..
mmmh...luoghi sacri... i primi a pensare di usarli come sfondo per i loro giochi saranno stati, con tutta probabilità, coloro che li dichiararono sacri, già dal giorno dell'inaugurazione.
stiamo pur sempre parlando, se vi si pensa, di terra, pietra, sabbia, cui con arbitrio umano viene data la consacrazione.
e allora, in un certo qual modo, tutti i luoghi sono sacri, come nessuno.
soprattutto per i nostri nobili scopi
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