giovedì, febbraio 22, 2007

battuage


Parcheggi notturni di aree deserte
parcheggi la vita che qualcuno t'ha scelto
parcheggi di occhi bramosi di carne
parcheggi la norma e sleghi la bestia

Parcheggi parcheggi stupendi non-luoghi
nessuno è padrone, nessun controllore
dozzine di occhi di gatti a motore
girano e girano in cerca di sfoghi


Parcheggi la regola che ti vuole uomo
deciso, sicuro, maschio italiano:
parcheggi ed aspetti un altro impiegato
un altro studente, un altro marito

che da sempre sognava mani di uomo
e sposando la moglie la voglia ha tradito,
ma la notte in parcheggi la verità prende
la vita che vuole, e un maschio s'appende.

parcheggi e guardi sfilare la carne
parcheggi il bisogno di saperne il nome
parcheggi e riponi la convenzione:
la moglie il marito e pure l'amico

e tutti i giostranti che girano in tondo
parlando forte il linguaggio del corpo.
Sguardi tra i vetri di macchine spente
alcove di uomini e donne roventi

Parcheggi, parcheggi, la notte ti resta
per parcheggiare e slegare la bestia.
la notte ti resta ed è l'Ora Lieta
se lasci i vestiti e ti vesti di seta

parcheggi, di notte: zoo dell'esteta.

sabato, febbraio 17, 2007

Noli me tangere

"Roma, che sei tu?
Sei fanciulla, che si diverte a truccarsi da baldracca?
O vero è, piuttosto, il contrario?" può chiedersi chi, delle due, ne conosca non poche.
Ma, Roma, visto che nella miseria (come nello sfarzo) non hai mai smesso di provare a godere, dimmi: quante tue mura, siano esse state rozze, o patrizie, o vaticane, hanno nei secoli vibrato di urla e grida e tonfi del lusso di corpi su corpi?
"Tutti froci, li papi!" mi sintetizzò del resto, con profonda coscienza storica, Domenico, un oste sulla Tuscolana.
E allora dimmi, Roma: quanto, quanto alto poteva essere un orgasmo urlato in un salone dei tuoi palazzi più splendenti e belli? Dimmi, guardàti: i tuoi mari di marmo, i soffitti altissimi e gli scaloni amplificavano o attutivano gli amplessi tra, poniamo, cardinali e giovinetti? Essi urlavano, o piuttosto si intimorivano alle viste dei centenari sorrisi dei dionisi maliziosi? E scusa, le schiene perfette degli apolli scolpiti non zittivano all'istante i flaccidi potenti, abituati ai vini e alle selvaggine, grassi, sformati dagli anni, dagli agi e dalle ricchezze? La grandezza dell'architettura e delle geometrie rendeva loro più facile o più difficile l'accostarsi ai pallidi corpi delle giovanette delle quali, senza posa, si dovevano patriziamente circondare?
Riuscivano loro a Vivere, Sospirare e Piangere in quei palazzi così belli e sfrontati, allo stesso modo in cui noi riusciamo, oggi, a Vivere, Sospirare e Piangere in costruzioni modulari così brutte e sempre uguali tra loro?
E tu? Tu, se conquistassi Roma, correresti poi ad urlare la tua natura in quei saloni? Riusciresti, a corpo nudo, ad accostarti ad altro corpo, sotto quelle volte maestose, sotto gli occhi accigliati e boriosi dei caravaggi, mai solo tra i bianchi voyeurismi delle afroditi, delle madonne, delle danae? Leccheresti e baceresti sotto gli occhi di monito dei clementi, dei bonifaci, dei pii, imprigionati in mezzobusti di pietra e costretti così nei secoli ad astenersi dal contatto con ciò dal quale mai si astennero pur proclamandosi papi, e cioè la carne, la carne, la carne?
La carne... Avresti, nella foga, la forza e la costanza di guardare in basso, come il maiale che cerca ghiande, o cercheresti in alto ciò che in terra non ti soddisfa, come l'essere umano che cerca dei?
Se pure, poi, tua madre ti disse che certe cose si fanno solo in camera da letto, e non in saloni affrescati, allora quale amore, dei due, più t'invaderebbe? Il sacro o il profano?

giovedì, febbraio 15, 2007

Io e Giartruda, amanti

L'occhi invetriti peggio de li matti:
sempre pelo co ppelo, e bbecc'a becco.
Viè e un vieni, fà e ppijja, ecco e nun ecco;
e ddaijje, e spiggne, e incarca, e striggni e sbatti.
E' un gran gusto er sfregà! Ma ppe ggodello
più a cciccio, ce vorià che ddiventassi
Giartruda tutta sorca, io tutt'uscello.
G.G.Belli, 1870, Roma

lunedì, febbraio 05, 2007

l'immagine del piacere

Sono qui a rivolgere un appello ai miei 3 lettori.

Il gioco che vorrei lanciare è molto semplice: vorrei ricevere da voi foto che vi ritraggano nel momento del piacere.
ALT! Non mi interessano particolarmente culi, tette, genitali (non, perlomeno, in questa sede): sono interessato ai volti, alle espressioni, alle deformazioni che la Sacra Onda opera sui visi, sugli occhi, sulle labbra, sulle sopracciglia. Sulla faccia.

Scattatevi un primo piano mentre godete, signor*! Non chiedo altro.
Anche se poi non mi manderete la foto, non importa: VOI guardatavela bene, guardate come siete bell*. Guardate come la natura prende forma sui nostri volti ingessati.
Se invece qualcun* dovesse decidere di mandarmela, fate pure tutto quello che è necessario per la vostra tranquillità: modifiche, editing, e quant’altro. Non mi interessa riconoscervi, anche perchè non vi conosco.
Mi interessa la splendida brutalità con la quale il piacere deforma i visi, le espressioni che questi visi abitano, e le anime che generano queste espressioni.
Voglio vedere l’istantanea del godimento: quanto a fondo la sua onda stupra la grigia consuetudine facciale, la norma espressiva delle labbra serrate, delle mascelle tese, della seriosa ordinarietà?
Voglio la grandiosa piega agli angoli della bocca, voglio gli occhi che splendono magici, voglio il vostro Sorriso Migliore.
Voglio scavalcare in un sol passo anni e anni di educazione e di cortesie, voglio cogliervi nell’estasi: non voglio nomi, non voglio identità, non voglio scandali.
Voglio gli occhi e la lingua, voglio le fronti, voglio le bocche, voglio le contrazioni, voglio il Momento. Voglio l’immagine della vostra natura, signor*. Mandatemi le vostre estasi, mandatemi le foto delle vostre piene. Non tenetevi. Piuttosto, tagliate, modificate, mandatemi anche solo un occhio, una porzione di labbra, un particolare. Ma siate sinceri: chè quell’immagine sia l’immagine del vostro piacere.
Cogliete l'attimo.
Vi sembra folle? Può darsi, perchè a me sembra solo bello. E questo, forse, spiega tutto.
mastrofioraio@gmail.com

venerdì, febbraio 02, 2007

BREVE TAVOLA SINOTTICA DELL'ORGASMO FEMMINILE

(Per amore della scienza si pubblica anche in questo luogo la seguente tassonomia)

TIPOLOGIE DI DONNA:
-Anorgasmica: il partner tenta di aprire la porta, ma sembra non possedere la chiave giusta.

-Monorgasmica: il partner riesce in qualche modo ad aprire la porta, ma dietro ne trova un’altra, che però entrambi preferiscono non notare, fermandosi, esausti e soddisfatti, in corridoio.

-Pluriorgasmica: porte felicemente scorrevoli e/o chiavi felicemente combacianti.

Tuttavia, ad ulteriore complicazione del quadro, entra in scena un nuovo elemento: la FINZIONE.
In questo caso, l’inquilina pare aver perduto la chiave, e deve rivolgersi ai vigili del fuoco nella speranza di poter rientrare in casa propria.
METATIPOLOGIE:

-Orgasmica che dissimula l’orgasmo: (n.d.f. a volte, non so bene perchè, la mia preferita…). La porta si apre eccome, ma l’inquilina tenta di non saldare il conto al pompiere che l’ha aiutata ad entrare in casa. (oppure nella stanza a fianco c’e’ il pranzo di natale con mamma, papa’ e zia maria)

-Anorgasmica che si finge monorgasmica: la porta non si apre ma i tentativi di scasso stanno cominciando a rompere un po’ le palle, quindi cerchiamo di sveltire e archiviare la pratica.

-Anorgasmica che si finge pluriorgasmica: l’inquilina non pensa nemmeno più ad aprire la porta, ma si diverte (o si rassegna) a giocare sul pianerottolo con un barboncino infoiato.

-Monorgasmica che si finge pluriorgasmica: la porta si è aperta, e l’inquilina in cambio vuole anche offrire the e pasticcini.
Oppure: la porta si è aperta, ma siccome il pompiere è seguace dell’arte tantrica, continua a ravanare. A questo punto l’inquilina, volendo solo addormentarsi, cerca di contrastare l’arte tantrica, solleticando a più riprese l’ego del pompiere cantandogli Die Zauberflöte (Il flauto magico).